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La dieta chetogenica è un percorso efficace e scientificamente validato, ma come ogni approccio medico strutturato, può utilizzare termini tecnici che a volte risultano nuovi o poco familiari.

In questa sezione troverai un glossario completo e chiaro, pensato per aiutarti a comprendere meglio il linguaggio della nutrizione, della chetosi e della terapia metabolica.

1. Chetosi

Stato metabolico fisiologico nel quale, come conseguenza del digiuno o di un carente apporto di zuccheri (<50 g/die), l’organismo inizia ad utilizzare i grassi corporei come principale fonte energetica. Dal momento che gli acidi grassi non sono in grado di raggiungere agevolmente il cervello, a partire da essi il fegato inizia a produrre i corpi chetonici che, facilmente solubili, attraversano la barriera ematoencefalica e garantiscono un efficace nutrimento per le cellule cerebrali al posto del glucosio.

2. Corpi chetonici

Molecole prodotte dal fegato, dall’ossidazione degli acidi grassi, come conseguenza del digiuno o di un carente apporto di zuccheri (<50 g/die). Facilmente solubili nel sangue costituiscono un importante substrato energetico in grado di garantire nutrimento alle cellule cerebrali ed al cuore, inibire il senso di fame, ridurre l’infiammazione e conferire una sensazione di benessere generale e lucidità mentale.

3. Dieta chetogenica (VLCKD)

Regime alimentare normoproteico (1,2 ± 2 g di proteine/kg/peso corporeo ideale), a contenuto molto basso di carboidrati (< 50 g/die) e di lipidi (10-15 g/die), che, grazie al ridotto apporto calorico (< 800 cal/die), consente d’ottenere una significativa perdita di peso a spese della sola massa grassa, ridurre l’infiammazione e salvaguardare la massa magra, in assenza di fame e in pieno benessere psicofisico.

4. Metabolismo

L’insieme delle reazioni biochimiche che si svolgono negli organismi viventi e che in funzione di quelle di sintesi (anabolismo) e/o di degradazione (catabolismo), ne determinano l’accrescimento, il rinnovamento ed il mantenimento.

5. Indice Glicemico (IG)

Parametro che indica la velocità con la quale un alimento glucidico è in grado d’innalzare la glicemia rispetto ad un alimento standard di riferimento. In questo modo è possibile distinguere qualitativamente gli alimenti contenenti dei carboidrati in base alla loro diversa capacità d’aumentare la concentrazione del glucosio nel sangue (dopo essere stati ingeriti) in misura maggiore o minore rispetto ad un alimento standard, nel quale tale capacità è massima.

6. Insulina

Ormone prodotto dalle cellule beta del pancreas che regola i livelli del glucosio nel sangue quando questi superano i valori fisiologici (in genere 100 mg/dl) favorendone l’ingresso nelle cellule dove può essere utilizzato a scopo energetico o trasformato in tessuto adiposo.

7. Glicemia

Concentrazione del glucosio disciolto nel sangue. I valori normali della glicemia oscillano tra i 60 e i 95 mg/dl. Valori della glicemia a digiuno superiori a 100 mg/dl sono suggestivi d’insulino-resistenza.

8. Macronutrienti

L’insieme di quei nutrienti in grado di fornire le basi strutturali e l’energia utili alla crescita ed al mantenimento del metabolismo di un organismo. Dal punto di vista chimico, possono essere classificati in: glucidi, lipidi e proteine.

9. Micronutrienti

L’insieme delle vitamine, dei minerali e degli oligoelementi necessari al corretto metabolismo dell’organismo.

10. Proteine

Rappresentano un innumerevole gruppo di macronutrienti che negli esseri viventi assolvono ad un duplice ed indispensabile ruolo: strutturale delle componenti cellulari e funzionale nelle diverse attività biologiche. Dalla degradazione delle proteine alimentari si ottengono gli amminoacidi i quali vengono utilizzati dall’organismo per la sintesi di nuove proteine oppure a scopo energetico.

11. Aminoacidi

Molecole organiche azotate capaci di legarsi le une alle altre come le perle d’una collana per formare le proteine. Le differenze esistenti tra le varie proteine dipendono dalla natura dei 20 aminoacidi che possono costituirle, dalla loro percentuale relativa e dalla sequenza con cui essi sono combinati. Allo stesso modo con il quale, mediante le 26 lettere dell’alfabeto, è possibile formare un numero illimitato di parole di lunghezza e significato diversi, anche per le proteine le combinazioni possibili diventano praticamente incalcolabili.

12. Fibra alimentare

Parte non digeribile degli alimenti vegetali, utile per regolare il transito intestinale, conferire il senso di sazietà e ridurre l’assorbimento dei grassi e degli zuccheri alimentari.

13. Glucosio

Zucchero semplice utilizzato dal corpo come fonte di energia primaria.

14. Lipolisi

Processo metabolico attraverso il quale l’organismo determina la scissione dei trigliceridi in acidi grassi e glicerolo.

15. Ossidazione dei grassi

Processo metabolico nel quale, all’interno dei mitocondri, avviene la combustione dei grassi a scopo energetico.

16. Cheto-adattamento

Processo metabolico nel quale l’organismo, in un regime dietetico di digiuno o di apporto glucidico < ai 50 g/die, utilizza esclusivamente gli acidi grassi ed i corpi chetonici quali principali fonti d’energia.

17. Cortisolo

È un ormone prodotto dal surrene, per effetto della stimolazione cerebrale, come risposta allo stress, determinando, nei momenti di maggior tensione, l’aumento della glicemia e dei grassi nel sangue, e, di conseguenza, una maggiore disponibilità d’energia.

18. Infiammazione cronica di basso grado

Stato infiammatorio cronico, localizzato principalmente a livello del tessuto adiposo viscerale, caratterizzato dalla produzione di molecole ad azione pro-infiammatoria in grado di sostenere, nel tempo, numerose patologie organiche a vari livelli: ipertensione, diabete, dislipidemia, neuropatie degenerative, psoriasi e/o artrosi psoriasica, steatosi epatica, infertilità maschile e femminile.

19. Microbiota intestinale

L’insieme della popolazione batterica residente all’interno del lume intestinale la quale può condizionare lo stato di benessere dell’organismo oppure disturbi quali il colon irritabile o patologie infiammatorie più complesse.

20. Diabete di tipo 2

Malattia metabolica cronica caratterizzata da elevati livelli di glucosio nel sangue (iperglicemia), causati in un primo tempo da un’alterata risposta cellulare all’azione dell’insulina (insulino-resistenza) e successivamente da inadeguata produzione d’insulina da parte delle cellule del pancreas.

21. Sindrome metabolica

Condizione clinica caratterizzata da accumulo di tessuto adiposo a livello addominale con aumento della circonferenza vita superiore ai 94 cm (uomo) e 80 cm (donna) ed al quale risultano associati almeno due dei seguenti criteri diagnostici: trigliceridemia > 150 ml/dl o terapia specifica; colesterolemia HDL < 40 (uomo) e < 50 (donna) o terapia specifica; pressione arteriosa > 130/85 mmHg o terapia specifica, glicemia a digiuno ≥ 100 mg/dl o precedente diagnosi di diabete mellito di tipo 2.

22. Steatosi epatica

Patologia dovuta ad un accumulo di trigliceridi in più del 5% delle cellule del fegato che, anche in assenza di assunzione di alcol, in alcuni casi, oltre all’accumulo di trigliceridi nel fegato, può associarsi ad un’infiammazione cronica, evolvere in cirrosi epatica e, a volte, anche in tumore (epatocarcinoma).

23. Obesità viscerale

Condizione clinica caratterizzata da accumulo di tessuto adiposo a livello addominale con aumento della circonferenza vita superiore ai 94 cm nell’uomo e 80 cm nella donna.

24. Dislipidemia

Condizione clinica caratterizzata da: trigliceridemia > 150 ml/dl; colesterolo totale > 240 mg/dl; colesterolemia HDL < 40 nell’uomo e < 50 nella donna.

25. Nutraceutici

Vengono definiti tali tutti quei principi nutritivi, con documentati effetti benefici sulla salute, che possono essere estratti ed utilizzati negli integratori alimentari, oppure addizionati agli alimenti.

26. Elettroliti

Vengono definiti tali gli ioni minerali dispersi nei liquidi fisiologici sia intra che extracellulari. La loro funzione è quella di contribuire all’equilibrio dei compartimenti all’interno dei quali sono contenuti e d’interagire tra ambienti biologicamente separati da tessuti, cellule e membrane. Alla base dell’omeostasi, quindi della salute e della vita stessa, c’è proprio il controllo e l’utilizzo degli elettroliti da parte dell’organismo. L’uomo acquisisce gli elettroliti con la dieta attraverso quelli che generalmente definiamo sali minerali.

27. Omega-3

Acidi grassi polinsaturi considerati essenziali ed ai quali, negli ultimi anni, è stata attribuita enorme importanza per il loro effetto antinfiammatorio e, per tale motivo, sono divenuti indispensabili all’interno della dieta. Il loro precursore (l’acido alfa-linolenico, ALA) non può essere sintetizzato dall’organismo, e, quindi, deve essere assunto per via alimentare. Le loro principali fonti sono i pesci grassi ricchi degli omega-3 EPA (acido eicosapentaneoico) e DHA (acido docosaesaenoico). Fonti vegetali come le noci, i semi di lino sono invece ricche di ALA.

28. Probiotici

Termine riservato a quei microrganismi che si dimostrano in grado, una volta ingeriti in adeguate quantità, di esercitare funzioni benefiche per l’organismo. Per alimenti/integratori con probiotici si intendono quegli alimenti che contengono, in numero sufficientemente elevato, microrganismi probiotici vivi e attivi, in grado di raggiungere l’intestino, moltiplicarsi ed esercitare un’azione di equilibrio sulla microflora intestinale mediante colonizzazione diretta. Si tratta quindi di alimenti in grado di promuovere e migliorare le funzioni di equilibrio fisiologico dell’organismo attraverso un insieme di effetti aggiuntivi rispetto alle normali attività nutrizionali.

29. Antiossidanti

Vengono definite tali quelle sostanze in grado di neutralizzare o rallentare gli effetti nocivi dei radicali liberi (ossidazione). Sono potenti antiossidanti le vitamine C ed E, i polifenoli, l’acido lipoico, il Coenzima Q10, il glutatione ed i sulforafani contenuti nelle crucifere.

30. Deficit calorico

Viene definito come tale la diminuzione dell’introito energetico giornaliero alimentare rispetto al consumo calorico teorico (calcolato in funzione del metabolismo basale e dell’attività fisica). Questo concetto è fondamentale nell’elaborazione di piani alimentari che prevedano la perdita di peso, sia in condizioni di sovrappeso che obesità. Mediamente, il deficit calorico si calcola riducendo tra le 500 e le 1000 kcal al giorno rispetto al consumo abituale.

31. Effetto yo-yo

Si parla di effetto yo-yo quando, dopo qualsiasi dieta dimagrante, il peso perso viene ripreso tornando ad essere come o più di quello di prima. L’errore più comune che conduce ad una ripresa del peso perso è il non essere stati capaci di costruire nuove abitudini alimentari: riprendere le medesime abitudini alimentari precedenti alla dieta contribuisce a rendere vani tutti gli sforzi fatti per dimagrire. Per evitare l’effetto yo-yo è indispensabile affidarsi sempre ai consigli del proprio professionista della nutrizione per imparare ad alimentarsi in modo consapevole.

32. Dieta ipocalorica

Dieta nella quale l’apporto energetico alimentare viene ridotto rispetto al consumo calorico teorico (calcolato in funzione del metabolismo basale e dell’attività fisica). Mediamente una dieta ipocalorica viene calcolata riducendo le calorie tra le 500 e le 1000 al giorno rispetto al consumo abituale.

33. Digiuno intermittente

Modello di alimentazione in cui vengono alternati periodi di digiuno variabili con altrettanti periodi di alimentazione nell’arco delle 24 ore. Le tipologie più diffuse sono: la modalità 16/8 (16 ore di digiuno alternate a 8 ore di alimentazione) e quella 12/12 (12 ore di digiuno alternata a 12 ore di alimentazione). Il digiuno intermittente viene utilizzato per migliorare la salute, aumentare la longevità e favorire la perdita di peso.

34. Resistenza insulinica

Condizione clinica caratterizzata da un’alterata risposta cellulare all’azione dell’insulina (glicemia a digiuno > 100 mg/dl) alla quale può seguire nel tempo un’inadeguata produzione d’insulina da parte delle cellule del pancreas (diabete mellito di tipo 2). L’obesità ed il sovrappeso con accumulo di tessuto adiposo a livello addominale ed aumento della circonferenza vita superiore ai 94 cm (uomo) e 80 cm (donna) rappresentano i fattori determinanti l’instaurarsi d’insulino-resistenza.

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