Skip to main content

La dieta chetogenica, in particolare nella sua versione VLCKD (Very Low Calorie Ketogenic Diet), è oggi al centro di un rinnovato interesse medico e scientifico.

Questa guida è il risultato di un grande lavoro editoriale da parte del team Isomed, ed è stata validata dal nostro Direttore Medico Scientifico, il dott. Roberto Maugeri, medico chirurgo con una lunga esperienza clinica nella gestione dell’obesità e delle patologie metaboliche. Autore di numerosi articoli scientifici e relatore in convegni nazionali e internazionali, il dott. Maugeri è oggi uno dei massimi esperti italiani di Very Low Calorie Ketogenic Diet (VLCKD) e del più recente protocollo Very Low Energy Ketogenic Therapy (VLEKT),

Si tratta, con tutta probabilità, della guida più completa e ricca di informazioni sulla dieta chetogenica oggi disponibile in lingua italiana. Il nostro obiettivo è fare definitiva chiarezza su uno dei protocolli nutrizionali più discussi e promettenti degli ultimi anni. Se leggendo questa pagina dovessi avere ancora domande, dubbi o curiosità, puoi contattarci direttamente: il nostro team sarà felice di risponderti.

In questa guida, basata su fonti accademiche e letteratura scientifica internazionale, troverai una visione chiara, completa e aggiornata che ti permetterà di capire davvero come funziona la dieta chetogenica, a chi è indicata, e quali risultati può garantire quando seguita sotto supervisione medica.

Cosa Scoprirai

Ecco cosa scoprirai leggendo questa pagina:

  • Cos’è la dieta chetogenica VLCKD, come funziona e quali sono le sue tre fasi: dimagrimento, transizione ed equilibrio.
  • Quali sono i meccanismi fisiologici alla base della chetosi, e perché questa condizione può aiutare il corpo a bruciare grasso in modo efficiente.
  • Un confronto dettagliato tra la VLCKD e altri modelli alimentari noti (mediterranea, Atkins, Scarsdale, Montignac).
  • L’analisi dei miti più diffusi sulla dieta chetogenica: è davvero iperproteica? Fa male ai reni? Fa riprendere peso?
  • I dati più recenti della letteratura scientifica: studi, consensus, raccomandazioni ufficiali da parte delle principali società di endocrinologia e nutrizione.

Sommario

In questa pagina trovi un sommario ad alto livello degli argomenti trattati. Puoi cliccare per saltare direttamente al paragrafo che ti interessa:

Partiamo!

1. Dieta chetogenica: introduzione e importanza clinica

Cos’è la dieta chetogenica VLCKD

La dieta chetogenica a contenuto energetico molto basso (VLCKD, Very Low Calorie Ketogenic Diet) è un trattamento dietetico a scopo terapeutico, caratterizzato da un apporto calorico estremamente ridotto, una forte limitazione dei carboidrati (meno di 50 g al giorno), una restrizione dei grassi (10-15 g/die sotto forma di olio extravergine d’oliva) e un apporto normoproteico controllato, tra i 65 e i 90 grammi di proteine ad alto valore biologico. Questo bilanciamento è essenziale per garantire la salvaguardia della massa magra durante il dimagrimento.

Secondo un recente documento redatto da esperti della Società Italiana di Nutraceutica (SINut) e dell’Associazione Italiana di Dietetica e Nutrizione Clinica (ADI), questo approccio dovrebbe oggi essere più correttamente denominato Very Low Energy Ketogenic Therapy (VLEKT).

La nuova definizione aiuta a distinguere questa strategia dalle altre forme di dieta chetogenica, come:

  • le Low Calorie Ketogenic Diets, a contenuto energetico più elevato,
  • le Iso-Caloric Ketogenic Diets, impiegate ad esempio nel trattamento dell’emicrania o delle epilessie farmacoresistenti.

📌 Nota terminologica

La sigla VLCKD è ancora ampiamente usata, ma VLEKT ne sottolinea in modo più preciso la natura terapeutica e clinicamente supervisionata.

Riconoscimento scientifico e raccomandazioni ufficiali

Negli ultimi decenni, la dieta chetogenica VLCKD ha guadagnato un ruolo sempre più centrale nel trattamento non solo dell’obesità e del sovrappeso, ma anche di numerose patologie correlate. Tra queste:

  • Sindrome dell’ovaio policistico
  • Infertilità maschile
  • Lipedema
  • Psoriasi e artrite psoriasica
  • Steatosi epatica non alcolica (NAFLD) e NASH
  • Sindrome delle apnee ostruttive del sonno
  • Patologie neurodegenerative

Questa crescente evidenza clinica ha portato numerose società scientifiche ad esprimersi in modo favorevole sull’utilizzo della dieta chetogenica a scopo terapeutico.

Le evidenze italiane: SIE e SINut

Un primo importante passo è stato fatto nel 2019, con la pubblicazione di un articolo sul Journal of Endocrinological Investigation a cura del Cardiovascular Endocrinology Club della Società Italiana di Endocrinologia (SIE).

In questo documento, redatto da alcuni dei massimi esperti del settore, sono state riportate in modo ufficiale le evidenze scientifiche a supporto della VLCKD, specificando per la prima volta:

  • i livelli di raccomandazione per l’utilizzo nei vari contesti clinici,
  • le indicazioni mediche specifiche per la perdita di peso e la gestione delle malattie metaboliche.

Il testo affronta inoltre gli effetti sulla riduzione del senso di fame, le basi biochimiche e i profili di sicurezza dei corpi chetonici, quando il protocollo viene seguito correttamente sotto controllo medico.

Le linee guida europee: EASO 2021

Nel 2021, l’Obesity Management Task Force (OMTF) della European Association for the Study of Obesity (EASO) ha pubblicato le linee guida europee per la gestione dell’obesità tramite dieta chetogenica VLCKD.

Tra i punti salienti del documento:

  • Una revisione sistematica della letteratura scientifica fino a quel momento disponibile
  • Una meta-analisi condotta su 645 articoli, di cui 15 selezionati secondo i criteri PRISMA

Principali risultati emersi:

  • Significativa perdita di peso, sia nel breve che nel lungo termine
  • Riduzione della massa grassa e della circonferenza addominale
  • Protezione della massa magra
  • Miglioramento dei parametri metabolici, tra cui:
    • colesterolo totale e LDL
    • trigliceridi
    • glicemia e HbA1C
    • resistenza insulinica
  • Sicurezza del protocollo, se supervisionato da personale sanitario

Il consensus italiano 2024

Nel gennaio 2024, il Working Group della Società Italiana di Endocrinologia (SIE) ha pubblicato un nuovo consensus ufficiale, volto a chiarire definitivamente alcuni punti fondamentali sull’utilizzo della dieta chetogenica in ambito clinico.

Tra le affermazioni principali:

  • La VLCKD è un trattamento validato per l’eccesso ponderale e i fattori di rischio ad esso correlati
  • È fondamentale distinguere nettamente la VLCKD da altre diete chetogeniche popolari (come la paleo, Atkins, Scarsdale o le iperlipidiche)
  • Sono state definite con chiarezza le indicazioni e le controindicazioni cliniche
  • Si conferma l’efficacia nel trattamento delle principali patologie associate a sovrappeso e obesità
  • Si sottolinea la necessità di utilizzare preparati proteici con funzione di alimento, per garantire:
    • chetosi stabile
    • basso apporto calorico e lipidico
    • sicurezza nutrizionale
Riferimenti bibliografici principali

Per approfondire i dati citati, ecco i riferimenti scientifici principali alla base di questo capitolo:

  • Trimboli P, Castellana M, Bellido D, Casanueva FF. Confusion in the nomenclature of ketogenic diets blurs evidence. Rev Endocr Metab Disord. 2020;21(1):1-3
  • M. Caprio, M. Infante, M. Moriconi. et al. Very-low-calorie ketogenic diet (VLEKT) in the management of metabolic diseases: Systematic review and consensus statement from the Italian Society of Endocrinology (SIE). J. Endocrinol. Invest. 2019;42:1365-1386
  • L. Barrea, M. Caprio, E. Camajani, L. Verde, S. Perrini, A. Cignarelli, F. Prodam, A. Gambineri, A.M Isidori, A. Colao, F. Giorgino, G. Aimaretti, G. Muscogiuri. Ketogenic nutritional therapy (KeNuT)-a multi-step dietary model with meal replacements for the management of obesity and its related metabolic disorders: a consensus statement from the working group of the Club of the Italian Society of Endocrinology (SIE)-diet therapies in endocrinology and metabolism. J Endocrinol Invest. 2024;47(3):487-500
  • G. Muscogiuri, M. El Ghoch, A. Colao, M. Hassapidou, V. Yumuk, L. Busetto. European Guidelines for Obesity Management in Adults with a Very Low-Calorie Ketogenic Diet: A Systematic Review and Meta-Analysis. Obes Facts. 2021;14(2):222-245
  • L. Barrea, M. Caprio, D. Grassi, A.F.G. Cicero, C. Bagnato, B. Paolini, G. Muscogiuri. A New Nomenclature for the Very Low-Calorie Ketogenic Diet (VLCKD): Very Low-Energy Ketogenic Therapy (VLEKT). Ketodiets and Nutraceuticals Expert Panels: “KetoNut”, Italian Society of Nutraceuticals (SINut) and the Italian Association of Dietetics and Clinical Nutrition (ADI). Curr Nutr Rep. 2024;13(3):552-556.

In sintesi

La dieta chetogenica a contenuto energetico molto basso (VLCKD) non è una moda, ma una terapia nutrizionale strutturata, riconosciuta e sostenuta da evidenze cliniche e scientifiche solide.

Il suo utilizzo, all’interno di un protocollo controllato, rappresenta oggi una delle strategie più efficaci e sicure per affrontare l’obesità e numerose condizioni metaboliche.

2. Storia e origini della dieta chetogenica

La dieta chetogenica ha radici profonde nella medicina clinica, dove inizialmente trovò impiego nel trattamento dell’epilessia. Tuttavia, è solo verso la metà degli anni ’70 che il professor George Blackburn dell’Università di Harvard, considerato il padre della moderna Very Low Calorie Ketogenic Diet (VLCKD), iniziò a definire in maniera sistematica i principi di quella che allora veniva descritta come “digiuno con risparmio proteico”. Probabilmente, neppure lui immaginava il successo che questo approccio avrebbe riscosso a livello globale nei decenni successivi.

Il contesto storico: tra obesità emergente e fame indotta dalle diete ipocaloriche

All’epoca, il problema dell’obesità e del sovrappeso non era ancora così diffuso come oggi, ma cominciava a emergere con una certa urgenza. La dietologia moderna cercava soluzioni efficaci e, tra le principali difficoltà nell’elaborare una dieta dimagrante, vi era quella di dover contrastare la fame e la stanchezza legate alla riduzione calorica.

Nell’immaginario collettivo, i carboidrati sono da sempre considerati la fonte primaria di energia per l’organismo umano, e la loro presenza è stata ritenuta essenziale. Tale convinzione era spesso rafforzata anche da osservazioni cliniche: i pazienti sottoposti a diete povere di carboidrati riferivano frequentemente fame, debolezza, affaticamento e calo dell’attenzione. D’altro canto, mantenere una quantità discreta di carboidrati per evitare tali sintomi non permetteva una sufficiente riduzione dell’insulina, impedendo l’attivazione dei meccanismi lipolitici necessari alla perdita di peso.

L’intuizione di Blackburn: adattamenti fisiologici con il giusto bilancio di macronutrienti

Blackburn, ben consapevole di queste problematiche, ebbe un’intuizione che si rivelò geniale. Considerando gli studi sull’uso delle diete chetogeniche per il trattamento dell’epilessia risalenti agli anni ’20, le abitudini alimentari delle popolazioni Inuit del Nord America e i risultati delle ricerche sul digiuno, giunse alla conclusione che una dieta con una riduzione ben definita di carboidrati e grassi, ma con un adeguato apporto di proteine ad alto valore biologico, potesse indurre nell’organismo adattamenti fisiologici utili a superare molti dei limiti delle diete convenzionali.

Il caso Inuit: un modello evolutivo di adattamento chetogenico

Una delle domande chiave che si pose riguardava le popolazioni Inuit del Canada e delle regioni artiche dell’Alaska: come potevano mantenersi in ottima forma fisica e godere di un senso di benessere, in ogni condizione climatica e lavorativa, pur seguendo un’alimentazione priva di carboidrati? La risposta non risiedeva in una particolare predisposizione genetica. Infatti, già molto tempo prima, i medici-esploratori Frederick Schwatka e Vilhjalmur Stefansson — non appartenenti a quelle popolazioni — avevano documentato dettagliatamente i benefici sperimentati vivendo secondo le abitudini alimentari degli Inuit, basate quasi esclusivamente su prodotti della caccia e della pesca.

Schwatka, nei suoi diari, racconta di essere partito dalla baia di Hudson con scorte alimentari sufficienti per un solo mese, riuscendo a farvi ritorno un anno dopo, insieme a tutta la spedizione, dopo aver percorso tremila miglia a piedi tra neve e tundra. Egli stesso afferma che, senza aver seguito l’alimentazione degli Inuit, non sarebbe sopravvissuto.

La chetogenesi: un’eredità fisiologica dell’evoluzione

Oggi sappiamo che gli effetti dell’alimentazione degli eschimesi non erano frutto del caso, ma il risultato di un meccanismo fisiologico ereditato da milioni di anni di evoluzione nei mammiferi: la chetogenesi. Questo processo, attivato da una dieta molto povera di carboidrati, permette all’organismo di adattarsi anche in condizioni ambientali estreme.

Blackburn ha avuto il merito di riconoscere i vantaggi della produzione di corpi chetonici, definendo i principi per riprodurre in modo controllato questo meccanismo fisiologico all’interno di un protocollo dietetico medicalizzato, preciso ed efficace. Ha inoltre lavorato per stabilire in modo rigoroso il fabbisogno proteico necessario a prevenire la perdita della massa magra durante la fase di dimagrimento. In questo senso, la combinazione tra l’uso fisiologico della chetogenesi e la salvaguardia della massa magra rappresenta il doppio fondamento che ha decretato il successo della VLCKD.

Una formula ancora attuale: l’eredità del modello Blackburn

A distanza di oltre cinquant’anni, la Very Low Calorie Ketogenic Diet continua a fare riferimento al modello proposto da Blackburn nel 1976, confermandosi uno strumento efficace nel trattamento dell’obesità, del sovrappeso e delle patologie ad essi correlate.

Riferimenti bibliografici principali

Per approfondire i dati citati, ecco i riferimenti scientifici principali alla base di questo capitolo:

  • Lidner P.G, Blackburn G.L. Multidisciplinary Approach To Obesity Utilizing Fasting Modified by Protein-Sparing Therapy. Obesity/Bariatric Med. 1976; Vol. 5, No. 6
  • The National Task Force on the Prevention and Treatment of Obesity. Very Low-Calorie Diets. JAMA 1993 – Vol. 270, No. 8;967-974
  • Anderson J.W, E.C. Konz, R.C. Frederich, C.L. Wood. Long- term weight loss maintenance: a meta- analysis of us studies. Am J Clin Nutr 2001;74:579-84
  • Delbridge E, Proietto J. State of the science: VLED (Very Low Energy Diet) for obesity. Asia Pac J Clin Nutr. 2006;15 (suppl):49-54
  • Sumithran P, Proietto J. Safe year-long use of very-low-calorie diet for treatment of severe obesity. Med J Aust 2008;188(6):366-8
  • Stefansson V. The friendly arctic. The MacMillan Co, NY 1921.
  • Stefansson V. Not by bread alone. The MacMillan Co, NY 1946.
  • Stackpole EA ed. The long arctic search: the narrative of lieutenant Frederick Schwatka. Mystic CT. The Marine Historical Society 1965.
  • Moreno B, Bellido D, Sajoux I, Goday A, Saavedra D, Crujeiras AB, et al. Comparison of a very low-calorie-ketogenic diet with a standard low-calorie diet in the treatment of obesity. Endocrine. 2014; 47(3): 793-805
  • Moreno B, Crujeiras AB, Bellido D, Sajoux I, Casanueva FF. Obesity treatment by very lowcalorie-ketogenic diet at two years: reduction in visceral fat and on the burden of disease. Endocrine. 2016; 54(3): 681-90
  • Goday A, Bellido D, Sajoux I, Crujeiras AB, Burguera B, García-Luna PP, et al. Short-term safety, tolerability and efficacy of a very lowcalorie-ketogenic diet interventional weight loss program versus hypocaloric diet in patients with type 2 diabetes mellitus. Nutr Diabetes. 2016;6(9):e230
  • Gomez-Arbelaez D, Bellido D, Castro AI, Ordoñez-Mayan L, Carreira J, Galban C, et al. Body Composition Changes After Very-LowCalorie Ketogenic Diet in Obesity Evaluated by 3 Standardized Methods. J Clin Endocrinol Metab. 2017; 102(2):488-98.
  • Cahill G.F, JR. and R.L. Veech. Ketoacids? Good medicine? Transactions of the American Clinical and Climatological Association. 2003;114:149-163

3. Principi fondamentali della dieta chetogenica

Meccanismi biologici alla base della chetosi e dell’utilizzo dei grassi come fonte energetica primaria

La dieta chetogenica a contenuto energetico molto basso ha acquisito negli ultimi cinquant’anni un ruolo di primo piano nel trattamento dell’obesità e del sovrappeso, nonché nella gestione di numerose patologie correlate: diabete, ipertensione, dislipidemia, sindrome dell’ovaio policistico, infertilità maschile, lipedema, psoriasi e/o artrite psoriasica, NAFLD/NASH, sindrome delle apnee notturne, emicrania e malattie neurodegenerative.

Non esiste attualmente un programma dietetico così approfonditamente studiato e supportato da una così ampia letteratura scientifica internazionale. L’Obesity Management Task Force dell’European Association for the Study of Obesity (EASO), in una meta-analisi condotta su 645 articoli, ha evidenziato che l’uso delle Very Low Calorie Ketogenic Diet (VLCKD) consente di ottenere:

  • Elevata perdita di peso, sia a breve che a medio e lungo termine
  • Riduzione significativa della massa grassa, della circonferenza addominale, del colesterolo e dei trigliceridi ematici
  • Protezione della massa magra
  • Miglioramento della resistenza insulinica, con riduzione della glicemia, dell’emoglobina glicata e del colesterolo LDL

Le conclusioni della meta-analisi indicano chiaramente che le diete chetogeniche a bassissimo contenuto calorico rappresentano, ad oggi, uno dei migliori trattamenti medicalizzati per combattere obesità e sovrappeso.

Il ruolo dei carboidrati e dell’insulina nel bloccare la lipolisi

I principi fisiologici alla base della dieta chetogenica sono relativamente semplici. Quando il glucosio introdotto con la dieta è presente in quantità sufficienti, esso rappresenta il substrato energetico preferenziale della maggior parte dei tessuti. Tuttavia, un apporto costante di carboidrati inibisce significativamente la combustione dei grassi, a causa dell’azione anti-lipolitica dell’insulina.

Una dieta con un contenuto estremamente ridotto di zuccheri (tra i 30 e i 50 g/die) e grassi (circa 10-15 g di olio extravergine d’oliva) — come avviene nel protocollo chetogenico — determina una riduzione dei livelli di insulina e un aumento del glucagone. Questo cambiamento ormonale favorisce una mobilizzazione dei trigliceridi dal tessuto adiposo e inibisce la sintesi di nuovo tessuto grasso.

Le prime fasi della dieta: gluconeogenesi e chetogenesi

L’adozione di un protocollo VLCKD, con un apporto glucidico non superiore ai 50 g/die, provoca nelle prime ore una lieve riduzione della glicemia, che stimola la secrezione di glucagone. Quest’ultimo promuove:

  • La mobilizzazione del glicogeno epatico e muscolare
  • La gluconeogenesi, ovvero la sintesi di glucosio a partire dagli amminoacidi alimentari

Questo meccanismo permette di mantenere costanti i livelli di glucosio nel sangue, garantendo in particolare il metabolismo del tessuto cerebrale, che da solo utilizza il 50% del glucosio plasmatico.

Dopo 24-48 ore, esaurite le riserve di glicogeno epatico e muscolare, la persistente riduzione dell’insulina e l’aumento del glucagone innescano la combustione dei grassi corporei e l’inizio di un dimagrimento progressivo.

Da metabolismo glucocentrico ad adipocentrico

A partire da quel momento, il fabbisogno energetico dell’organismo è soddisfatto grazie all’utilizzo dei trigliceridi accumulati nel tessuto adiposo e alla gluconeogenesi. In parallelo, una parte dei trigliceridi viene convertita in corpi chetonici — da cui il nome della dieta — che costituiscono una fonte energetica alternativa, particolarmente utile per il tessuto nervoso e il cuore, contribuendo a ridurre il fabbisogno di glucosio.

Contrariamente a quanto si pensi, i corpi chetonici non sono dannosi per l’organismo. Al contrario, apportano diversi benefici:

  • Diminuiscono la sensazione di fame
  • Migliorano la lucidità mentale e l’attenzione
  • Riducono l’infiammazione e lo stress ossidativo

Il prof. Cahill, uno dei maggiori esperti internazionali sulla chetogenesi, ha affermato che “i corpi chetonici non sono un semplice carburante, ma un supercarburante, molto più efficiente del glucosio nel produrre energia per l’organismo”.

Con la dieta chetogenica si assiste a un passaggio da un metabolismo glucocentrico a uno adipocentrico, in cui la principale fonte energetica deriva dalle riserve di grasso del tessuto adiposo.

Importanza delle proteine: protezione della massa magra

Durante il dimagrimento, una parte degli amminoacidi viene comunque utilizzata a scopo energetico. Per prevenire la perdita di massa muscolare, è fondamentale garantire l’assunzione di proteine ad elevato valore biologico, provenienti da alimenti a basso contenuto di zuccheri.

Risultati concreti: perdita di peso significativa e benessere generale

Come risultato di questa complessa, ma fisiologica, cascata di eventi metabolici, è possibile ottenere un dimagrimento significativo a carico quasi esclusivamente della massa grassa (in media 1,5-1,8 kg alla settimana), in assenza di fame e in uno stato di pieno benessere psicofisico.

Riferimenti bibliografici principali

Per approfondire i dati citati, ecco i riferimenti scientifici principali alla base di questo capitolo:

  • G. Muscogiuri, M. El Ghoch, A. Colao, M. Hassapidou, V. Yumuk, L. Busetto. European Guidelines for Obesity Management in Adults with a Very Low-Calorie Ketogenic Diet: A Systematic Review and Meta-Analysis. Obes Facts. 2021;14(2):222-245
  • Roberto Maugeri “Dimagrire in modo semplice e sicuro. Il metodo per utilizzare efficacemente una very low calorie diet.”. 2014 Officina Editoriale Oltrarno
  • Cahill G.F, JR. and R.L. Veech. Ketoacids? Good medicine? Transactions of the American Clinical and Climatological Association. 2003;114:149-163

4. Il processo della chetosi: come funziona

Il ruolo evolutivo dei corpi chetonici

I corpi chetonici rappresentano un substrato energetico alla pari di zuccheri e grassi. Il motivo per cui hanno acquisito rilevanza nell’evoluzione umana è la loro capacità di attraversare facilmente la barriera ematoencefalica (BEE), raggiungendo le cellule cerebrali, a differenza degli acidi grassi liberi, che non possiedono questa capacità.

Dal momento che gli acidi grassi non possono superare la BEE, in condizioni di digiuno prolungato o scarso apporto alimentare — situazioni ricorrenti nell’evoluzione umana — l’unica possibilità per alimentare il metabolismo cerebrale sarebbe stata quella di produrre glucosio a partire da glicerolo (derivato dalla degradazione dei trigliceridi) e amminoacidi delle proteine corporee. Tuttavia, un simile meccanismo, prolungato nel tempo, avrebbe causato una significativa perdita di massa magra, compromettendo l’efficienza muscolare e cardiaca. In tale scenario, un soggetto di 70 kg avrebbe potuto sopravvivere appena 2-3 settimane.

L’acquisizione della capacità di utilizzare i corpi chetonici come fonte energetica anche per il cervello ha rappresentato un passaggio evolutivo cruciale, perché ha permesso di sfruttare l’energia accumulata negli acidi grassi liberi durante il digiuno, preservando la massa magra. Lo stesso individuo di 70 kg, grazie all’attivazione della chetogenesi, può oggi sopravvivere fino a 8 settimane in totale assenza di cibo — un tempo tre volte superiore.

Condizioni fisiologiche che attivano la chetogenesi

Dal punto di vista fisiologico, il principale fattore che regola la produzione dei corpi chetonici è il contenuto di glicogeno epatico, il cui compito è mantenere stabile la glicemia. Quando l’apporto di carboidrati scende sotto i 50 g/die, si verifica un abbassamento della glicemia, con conseguente riduzione dell’attività insulinica e aumento del glucagone. Questo stimola la mobilizzazione delle riserve di glicogeno epatico e muscolare, che tendono ad esaurirsi dopo circa 12-16 ore.

Segue un ulteriore calo della glicemia, che riduce il rapporto insulina/glucagone, dando avvio all’attivazione del catabolismo dei trigliceridi. Nel fegato, una parte degli acetil-CoA derivati dalla β-ossidazione si condensa per formare:

  • Acido β-idrossibutirrico (componente principale)
  • Acido acetoacetico
  • Acetone (componente minore)

Questi vengono immessi nel torrente circolatorio e, se le condizioni di scarso apporto glucidico persistono, i livelli ematici dei corpi chetonici si stabilizzano intorno a 1,5 mmol/L, grazie a un meccanismo di autoregolazione mediato dalla secrezione basale di insulina, che controlla la chetogenesi in modo fisiologico (chetogenesi controllata).

Benefici dei corpi chetonici: dalla lucidità mentale alla protezione cellulare

Contrariamente a un pregiudizio ancora diffuso, i corpi chetonici non sono tossici per l’organismo. Al contrario, apportano numerosi benefici durante una dieta chetogenica:

  • Riduzione della fame
  • Miglioramento della lucidità mentale e dell’attenzione
  • Diminuzione dell’infiammazione sistemica
  • Riduzione dello stress ossidativo

Il professor Cahill, uno dei principali esperti di chetogenesi, afferma che “i corpi chetonici non sono un semplice carburante, ma un supercarburante, molto più efficiente del glucosio nel produrre energia per l’organismo”.

Effetti positivi sulla performance e nella prevenzione di alcune patologie

Ricerche recenti hanno dimostrato che i corpi chetonici possono:

  • Migliorare prestazioni sportive
  • Ridurre l’infiammazione in patologie associate a sovrappeso e obesità, come diabete, psoriasi, artrite psoriasica, fibromialgia, lipedema, steatosi epatica, infertilità maschile e femminile

A livello cardiaco, osservazioni cliniche hanno messo in luce che i corpi chetonici possono:

  • Aumentare del 25% il lavoro svolto dal cuore
  • Migliorare significativamente il consumo di ossigeno

Chetosi e sistema nervoso: oltre l’epilessia

Nel campo neurologico, l’efficacia delle diete chetogeniche nel trattamento dell’epilessia farmacoresistente è nota da decenni e supportata da un’ampia letteratura scientifica.

Oggi, numerosi studi stanno esplorando l’effetto della chetosi su altri meccanismi neurologici:

  • Riduzione della neuroinfiammazione
  • Controllo dello stress ossidativo cerebrale
  • Neuroprotezione
  • Ottimizzazione della neurotrasmissione
  • Miglioramento dell’efficienza metabolica delle cellule cerebrali

Questi effetti hanno aperto nuove prospettive nell’uso terapeutico della chetosi anche per patologie neurodegenerative come Alzheimer, Parkinson e sclerosi multipla.

Riferimenti bibliografici principali

Per approfondire i dati citati, ecco i riferimenti scientifici principali alla base di questo capitolo:

  • Roberto Maugeri “Dimagrire in modo semplice e sicuro. Il metodo per utilizzare efficacemente una very low calorie diet.”. 2014 Officina Editoriale Oltrarno
  • Cahill G.F, JR. and R.L. Veech. Ketoacids? Good medicine? Transactions of the American Clinical and Climatological Association. 2003;114:149-163
  • Dynka D, Kowalcze K, Paziewska A. The role of ketogenic diet in the treatment of neurological diseases. Nutrients 2022;14(23):5003

5. Macronutrienti nella dieta chetogenica

Proporzioni ideali di grassi, proteine e carboidrati per raggiungere e mantenere la chetosi

Affinché una dieta chetogenica sia realmente efficace nella perdita di peso, garantendo al tempo stesso lo stato di salute, è indispensabile che rispetti sei caratteristiche fondamentali:

  • abbia un basso contenuto calorico (inferiore alle 800 Cal/die), tale da garantire un dimagrimento costante
  • controlli efficacemente la sensazione di fame e il piacere edonistico del cibo
  • consenta una piena sensazione di energia, nonostante la restrizione calorica
  • determini una perdita di peso gratificante
  • protegga la massa magra, per preservare il metabolismo basale al termine della dieta
  • sia rispettosa del fabbisogno di micronutrienti e del corretto stato di idratazione

Per raggiungere questi obiettivi, è necessario rispettare tre criteri principali:

  • un apporto ridotto di carboidrati e lipidi
  • un apporto proteico adeguato al peso ideale della persona
  • un apporto bilanciato di fibre vegetali, acqua, vitamine, sali minerali e oligoelementi

1. Riduzione dei carboidrati: attivazione della chetosi

Il primo elemento chiave è la limitazione dell’assunzione di carboidrati, che non deve superare i 50 g al giorno. Non bisogna temere che una simile restrizione possa causare ipoglicemia o ridurre la capacità di svolgere le attività quotidiane: i glucidi sono solo una delle tante fonti energetiche disponibili. Com’è accaduto per millenni, quando legumi e cereali non erano ancora noti, in condizioni di scarso apporto di carboidrati, l’organismo inizia a utilizzare i grassi di riserva come fonte di energia.

Perché questo processo diventi efficiente, sono necessari 1-2 giorni, tempo utile per ridurre l’attività insulinica ed esaurire le riserve di glicogeno epatico e muscolare.

Dal catabolismo dei trigliceridi si ottengono due componenti fondamentali:

  • Glicerolo, ossidabile o riutilizzabile nella gluconeogenesi epatica
  • Acidi grassi, destinati alla β-ossidazione e all’utilizzo energetico

Circa il 70-80% dei grassi viene utilizzato a livello muscolare, mentre il restante 20-30% è impiegato nel fegato per la sintesi dei corpi chetonici.

La chetogenesi, in soggetti sani, non è pericolosa. È ormai opinione consolidata che i corpi chetonici rappresentino una tappa evolutiva e fisiologica che ha permesso alla specie umana di sviluppare le funzioni cerebrali e sopravvivere a lunghi periodi di carestia.

Nella dieta chetogenica, i corpi chetonici producono molteplici benefici:

  • eliminano la sensazione di fame
  • generano un effetto euforizzante, migliorando il tono dell’umore e riducendo la fatica
  • nutrono il tessuto cerebrale, che li utilizza con grande efficienza
  • proteggono la massa magra, riducendo il consumo di proteine a scopo gluconeogenetico

Gli effetti della chetogenesi compaiono dopo circa 48-72 ore dall’inizio della dieta, stabilizzandosi a livelli ematici di circa 1-1,5 mmol/L, e si mantengono costanti per tutta la durata del dimagrimento, che può procedere a un ritmo medio di 1,5-1,8 kg di massa grassa a settimana, senza fame e in piena efficienza fisica.

2. Apporto proteico corretto: salvaguardia della massa magra

Il secondo pilastro è rappresentato dal corretto apporto di proteine ad elevato valore biologico. In una dieta chetogenica, l’apporto proteico deve essere pari a 1,2 ± 2 g per kg di peso corporeo ideale.

Ad esempio, un soggetto alto 170 cm con un peso di 100 kg (ma un peso ideale di circa 65-70 kg) dovrà assumere, a giudizio del professionista, tra 65 e 90 grammi di proteine.

Questa quantità è fondamentale per:

  • preservare la massa magra
  • mantenere il metabolismo basale
  • conservare la qualità dei tessuti e l’elasticità della pelle durante il dimagrimento

Per ottenere tali effetti, le proteine devono:

  • essere facilmente digeribili e assimilabili
  • contenere tutti gli amminoacidi essenziali
  • essere prive di grassi e zuccheri residui

Grazie ai progressi dell’industria alimentare, oggi è possibile accedere a alimenti proteici di nuova generazione, formulati con proteine del siero del latte, dell’albume d’uovo o blend vegetali, capaci di riprodurre il gusto e l’aspetto dei cibi comuni, conservando il piacere del cibo.

Durante un protocollo VLCKD medicalizzato, le proteine dovrebbero provenire da alimenti proteici preconfezionati, preferibilmente vegetali, del siero del latte o dell’uovo, evitando quanto più possibile l’impiego di carni e pesce d’allevamento.

Questa scelta risponde a più esigenze:

  • evitare grassi saturi e omega-6 pro-infiammatori
  • educare alla monoporzione
  • limitare il rischio di sovraccarico calorico o proteico
  • favorire una chetosi stabile

Le proteine assunte in questo modo svolgono una duplice funzione:

  • Energetica, poiché molti amminoacidi possono essere convertiti in glucosio
  • Plastica, poiché supportano la rigenerazione dei tessuti e la preservazione della massa magra

2. Riduzione dei grassi: uso mirato di riserve endogene

Il terzo aspetto cruciale è la limitazione dei grassi alimentari. Il tessuto adiposo rappresenta già una fonte energetica endogena abbondante e sufficiente per coprire il fabbisogno durante il programma dietetico.

L’apporto di 10-15 g di olio extravergine d’oliva al giorno, unito a piccole dosi di omega-3, garantisce l’introduzione di grassi polinsaturi salutari, mentre si stimola la progressiva eliminazione dei grassi saturi accumulati.

3. Apporto di fibre: sazietà e funzionalità intestinale

Le fibre vegetali sono fondamentali per completare il senso di sazietà e per regolarizzare la funzione intestinale, prevenendo la stipsi. È però necessario eliminare completamente la frutta, che contiene troppi glucidi e può impedire l’instaurarsi della chetosi e i relativi benefici.

Il protocollo consente l’assunzione di numerosi ortaggi a basso contenuto glucidico, che permettono comunque di ottenere gli effetti desiderati.

5. Idratazione e micronutrienti: il supporto invisibile ma essenziale

Infine, la corretta idratazione e l’integrazione di sali minerali e vitamine sono essenziali per mantenere la funzionalità dell’organismo, in linea con le raccomandazioni nutrizionali ufficiali.

Il consumo quotidiano di almeno due litri d’acqua contribuisce a:

  • idratare la massa magra e preservare l’elasticità dei tessuti
  • migliorare la funzione intestinale
  • ottimizzare l’eliminazione renale dei residui azotati e ridurre il rischio di calcolosi renale

Conclusioni

Il rispetto rigoroso di questi cinque pilastri rende la dieta chetogenica efficace, sicura e sostenibile, capace di generare un dimagrimento rapido e clinicamente valido, riducendo l’infiammazione sistemica e migliorando le alterazioni metaboliche associate a obesità e sovrappeso.

Riferimenti bibliografici principali

Per approfondire i dati citati, ecco i riferimenti scientifici principali alla base di questo capitolo:

  • Roberto Maugeri “Dimagrire in modo semplice e sicuro. Il metodo per utilizzare efficacemente una very low calorie diet.”. 2014 Officina Editoriale Oltrarno
  • M. Caprio, M. Infante, M. Moriconi. et al. Very-low-calorie ketogenic diet (VLEKT) in the management of metabolic diseases: Systematic review and consensus statement from the Italian Society of Endocrinology (SIE). J. Endocrinol. Invest. 2019;42:1365-1386

6. Tipologie di dieta chetogenica

Differenze tra i vari approcci chetogenici

La dieta chetogenica è, nella sua essenza, un piano alimentare a bassissimo contenuto di carboidrati, limitato a non più di 50 g al giorno. In assenza di zuccheri disponibili come fonte energetica, l’organismo è costretto a bruciare i grassi e, attraverso questo processo, produce corpi chetonici, che:

  • nutrono il cervello in modo efficace
  • eliminano la sensazione di fame
  • inducono una piacevole sensazione di benessere

Dalle origini cliniche alla diffusione nei protocolli dimagranti

Uno dei primi utilizzi medici della dieta chetogenica è stato nel trattamento dell’epilessia refrattaria ai farmaci, poiché si era osservato che i corpi chetonici erano in grado di ridurre, se non eliminare, le crisi epilettiche. In questo caso, lo scopo terapeutico non era il dimagrimento, e la dieta prevedeva un basso contenuto di carboidrati ma un elevato contenuto di grassi, sufficiente a coprire il fabbisogno calorico giornaliero.

Successivamente, sfruttando la capacità dei corpi chetonici di ridurre l’appetito, sono stati sviluppati diversi protocolli a basso contenuto di carboidrati, che consentivano di mangiare liberamente alimenti proteici come carne, pesce, uova e alcuni formaggi. Esempi noti di questi approcci sono:

  • Dieta Atkins
  • Scarsdale
  • Dukan
  • Dieta Paleo

I limiti delle diete iperproteiche e iperlipidiche

Il problema comune di queste diete è la scarsa attenzione alla quantità e qualità dei grassi e delle proteine assunte. Spesso, infatti, risultano:

  • iperproteiche
  • iperlipidiche
  • con un eccesso di grassi saturi potenzialmente dannosi

Inoltre, non offrono un controllo strutturato sulle porzioni, sulle fonti proteiche e sull’equilibrio nutrizionale generale.

La svolta scientifica: la VLCKD di Blackburn

È stato grazie all’intuizione del prof. George Blackburn dell’Università di Harvard, agli inizi degli anni ’70, che sono stati definiti per la prima volta i principi di una dieta chetogenica ipocalorica, normoproteica e ipolipidica. Questa dieta, denominata Very Low Calorie Ketogenic Diet (VLCKD), ha rappresentato una svolta nella terapia dietetica per il trattamento dell’obesità e del sovrappeso.

Caratteristiche della VLCKD: semplicità, efficacia, sicurezza

Per essere efficace e sicura, la VLCKD deve rispettare i seguenti requisiti:

  • Apporto calorico molto basso
  • Carboidrati < 50 g/die
  • Grassi tra 10-15 g/die
  • Apporto proteico normoproteico, pari a 1 g per kg di peso corporeo ideale, sufficiente a preservare la massa magra

Oggi, dopo oltre 50 anni di utilizzo clinico e supportata da una robusta letteratura scientifica internazionale, la Very Low Calorie Ketogenic Diet rappresenta una certezza terapeutica nel trattamento dell’eccesso ponderale, grazie alla sua efficacia, sicurezza e strutturazione medicalizzata.

Riferimenti bibliografici principali

Per approfondire i dati citati, ecco i riferimenti scientifici principali alla base di questo capitolo:

  • G. Muscogiuri, M. El Ghoch, A. Colao, M. Hassapidou, V. Yumuk, L. Busetto. European Guidelines for Obesity Management in Adults with a Very Low-Calorie Ketogenic Diet: A Systematic Review and Meta-Analysis. Obes Facts. 2021;14(2):222-245

7. Benefici per la salute della dieta chetogenica

Vantaggi documentati: dalla perdita di peso al benessere psicologico

La dieta chetogenica a contenuto energetico molto basso (Very Low Calorie Ketogenic Diet) ha assunto negli ultimi cinquant’anni un ruolo centrale nel trattamento dell’obesità e del sovrappeso, nonché nella gestione di numerose patologie associate. Nessun altro programma dietetico ha ricevuto un’attenzione scientifica paragonabile, con una letteratura internazionale molto ampia che ne conferma i benefici su più livelli.

Assenza di fame e sensazione di benessere

La produzione controllata dei corpi chetonici permette un dimagrimento fisiologico e senza difficoltà. Già dopo 2-3 giorni dall’inizio della dieta scompare la sensazione di fame e si percepiscono: benessere generale, migliore concentrazione, umore elevato e aumento delle abilità cognitive, grazie a una maggiore espressione del tono gabaergico.

Risultati rapidi e motivanti

Uno dei principali ostacoli nelle diete tradizionali è la lentezza dei risultati. La VLCKD consente una rapida perdita di massa grassa (mediamente 1,5 kg a settimana), che si traduce in un forte incentivo per il paziente e favorisce il mantenimento della motivazione.

Praticità e flessibilità

Molti pazienti apprezzano la possibilità di seguire la dieta anche fuori casa, senza pesare gli alimenti o stravolgere le proprie abitudini. Grazie agli alimenti proteici di nuova generazione e alla possibilità di consumare verdure specifiche, il protocollo risulta pratico e flessibile, adattandosi anche alla vita lavorativa.

Sicurezza del percorso

La gestione professionale da parte di un nutrizionista o medico consente, attraverso visite accurate ed esami del sangue, di porre indicazioni corrette, escludere controindicazioni e monitorare il paziente, garantendo un percorso di dimagrimento sicuro.

Risultati stabili e duraturi

La VLCKD non solo consente di perdere peso in modo rapido, ma favorisce anche il mantenimento dei risultati nel tempo, grazie a:

  • risparmio della massa magra
  • ripristino della sensibilità insulinica
  • riequilibrio del metabolismo energetico

Miglioramento dell’autostima

Il raggiungimento degli obiettivi è strettamente legato al miglioramento della fiducia in sé stessi, con una riduzione del rischio di abbandono della dieta. Quando si parte con una buona motivazione, i successi alimentano ulteriormente la costanza e la determinazione.

Qualità della vita e benessere sessuale

Uno studio condotto dal gruppo del prof. Casanueva ha valutato, in 20 pazienti sottoposti a protocollo VLEKT, parametri legati a:

  • fame e craving
  • attività fisica spontanea
  • funzione sessuale nei due sessi
  • qualità del sonno e del benessere psicologico

Attraverso la compilazione di questionari scientificamente validati (FCQs, IPAQ, EMAS-SFQ, ESS, PSQI, IWQOL-LITE), lo studio ha evidenziato miglioramenti significativi in tutte queste aree dopo quattro mesi di protocollo.

Protezione della massa magra e del metabolismo

Un apporto mirato di proteine ad alto valore biologico garantisce la conservazione della massa magra, essenziale per il mantenimento del metabolismo basale. Recenti studi documentano anche un effetto protettivo dei corpi chetonici contro il catabolismo muscolare.

Azione sulle adiposità localizzate

L’effetto ipoglucidico della dieta riduce la stimolazione insulinica. Associato all’aumento dell’ormone della crescita (stimolato dalle proteine) e alla forte restrizione calorica, questo consente di agire in modo mirato sulle adiposità localizzate (fianchi, glutei, coulotte de cheval, addome), specialmente nelle donne.

Protezione dell’elasticità cutanea

Le fibre collagene, principali componenti proteici della pelle, necessitano di aminoacidi specifici per il loro turnover. Una corretta integrazione proteica durante la dieta protegge l’integrità della pelle, migliorando l’elasticità anche in menopausa, e contribuendo al risultato estetico finale.

Vantaggi degli alimenti proteici di nuova generazione

A differenza delle diete chetogeniche classiche (Atkins, Scarsdale, Dukan), la VLCKD prevede l’utilizzo di alimenti proteici formulati appositamente, con numerosi vantaggi:

  • apporto proteico preciso e personalizzabile
  • riduzione dei grassi saturi e degli omega-6 proinfiammatori
  • alta purificazione e qualità degli ingredienti
  • assimilazione ottimale dei nutrienti
  • contenuto calorico controllato
  • possibilità di alimenti dolci o salati gratificanti, anche vegetali
  • costo equivalente o inferiore rispetto a una dieta a base di carne e pesce
  • impiego di whey protein e proteine vegetali utili per il benessere intestinale

Alla critica che questi alimenti siano “artificiali”, si può rispondere che la maggior parte dei cibi moderni è industrialmente trattata, mentre questi prodotti sono mirati, controllati e privi di zuccheri raffinati, grassi animali o idrogenati.

I vantaggi psicologici

Anche dal punto di vista psicologico la VLEKT presenta alcuni vantaggi che consentono una migliore tolleranza dello “stare a dieta”. La rapidità nella perdita di peso rafforza la motivazione ed evita quello scoraggiamento che spesso accompagna un dimagrimento lento e faticoso. L’assenza della fame non innesca il senso di deprivazione e non genera quel malessere che normalmente si accompagna alle restrizioni alimentari, sia sul piano fisico che su quello emotivo. Anche l’assenza della stanchezza è un aspetto rilevante, perché riduce la comparsa di quelle sensazioni che creano disagio, favoriscono l’ansia, l’inquietudine e il senso di insicurezza.

Nel corso della dieta non si registrano alterazioni dell’umore, anzi, compare una diffusa sensazione di benessere che contribuisce a mantenere l’equilibrio psico-emotivo, a rinforzare la fiducia in sé stessi e a sostenere la motivazione nel tempo. La semplicità del protocollo, che non richiede di pesare o misurare gli alimenti, rende più gradevole la preparazione dei pasti, riduce i tempi e consente di seguire la dieta anche fuori casa, senza grandi difficoltà logistiche.

È prevista inoltre una fase di transizione, durante la quale si consolidano i risultati ottenuti e si rafforza l’abitudine al nuovo stile alimentare, offrendo al paziente la serenità di poter mantenere il peso raggiunto nel tempo. La VLCKD si dimostra così in grado di superare molti dei disagi fisici e psicologici associati ad altri regimi dietetici, avvicinandosi maggiormente a una visione della dieta come percorso di benessere ed equilibrio psicofisico.

Ogni dieta, intesa sia come programma dimagrante che come stile alimentare, dovrebbe avere come fine ultimo il raggiungimento di questo stato di benessere, e non basarsi unicamente su limitazioni e sacrifici. La dieta deve diventare una scelta consapevole, un’occasione per modificare le abitudini nocive, per imparare ad alimentarsi in modo corretto, per auto-realizzarsi, per sviluppare una considerazione positiva di sé e imparare ad amare il proprio corpo. Un corpo che non è più vissuto come un contenitore passivo e inconsapevole, ma come il centro della propria identità psicologica.

La VLCKD si avvicina quindi a una nuova idea di dieta come percorso di benessere, non come limitazione. Un’opportunità per cambiare le abitudini, per imparare ad alimentarsi, per prendersi cura di sé e riscoprire il proprio corpo come centro dell’identità psicologica, non come contenitore da punire.

8. Dieta chetogenica e perdita di peso

Analisi dell’efficacia nel dimagrimento e nel mantenimento del peso forma

Negli ultimi cinquant’anni la dieta chetogenica a bassissimo contenuto calorico di grassi (Very Low Calorie Ketogenic Diet) ha acquisito un ruolo di primo piano nel trattamento dell’obesità e del sovrappeso, oltre che nella risoluzione di numerose patologie associate. L’efficacia di questo approccio è stata oggetto di numerose ricerche scientifiche, tra cui uno studio particolarmente significativo pubblicato nel 2016 dal gruppo del Prof. Felipe Casanueva.

In tale articolo vengono analizzati i risultati ottenuti da un gruppo di pazienti obesi trattati con protocollo VLCKD, confrontati con quelli di un gruppo di controllo, con caratteristiche analoghe, sottoposto invece a una dieta ipocalorica tradizionale di tipo mediterraneo (LCD). Il periodo di osservazione è stato compreso tra i 4 e i 6 mesi.

I risultati sono stati molto chiari: i pazienti sottoposti a VLCKD hanno ottenuto una perdita di peso media di circa 21 kg, con una riduzione del peso pari o superiore al 10% rispetto al basale in oltre l’85% dei soggetti a 12 mesi e nel 54% dei pazienti a 24 mesi. Al contrario, nel gruppo LCD, la perdita di peso non ha superato i 7 kg nei primi mesi ed è scesa a una media di 5 kg nel corso dei 24 mesi di follow-up.

Un dato particolarmente interessante emerso dallo studio riguarda la composizione del dimagrimento ottenuto con la VLCKD: grazie a un protocollo ben definito (con apporto calorico inferiore alle 800 kcal, integrazione con acidi grassi omega-3, attività fisica mirata alla tonificazione muscolare e coaching motivazionale), la perdita di peso è risultata essere quasi esclusivamente a carico della massa grassa. Nello specifico, su una riduzione ponderale media di 20,8 kg, ben 19,2 kg erano costituiti da grasso corporeo.

La semplicità del metodo, la totale assenza di fame e la sensazione di benessere che accompagnano il processo di dimagrimento, unite al miglioramento dell’autostima, della qualità della vita e persino del benessere nella sfera sessuale, rappresentano un fortissimo incentivo per intraprendere e portare avanti con successo un programma di tipo VLCKD, con risultati apprezzabili sia nel breve che nel lungo termine.

Riferimenti bibliografici principali

Per approfondire i dati citati, ecco i riferimenti scientifici principali alla base di questo capitolo:

  • Moreno B, Bellido D, Sajoux I, Goday A, Saavedra D, Crujeiras AB, et al. Comparison of a very low-calorie-ketogenic diet with a standard low-calorie diet in the treatment of obesity. Endocrine. 2014; 47(3): 793-805
  • Moreno B, Crujeiras AB, Bellido D, Sajoux I, Casanueva FF. Obesity treatment by very lowcalorie-ketogenic diet at two years: reduction in visceral fat and on the burden of disease. Endocrine. 2016; 54(3): 681-90
  • Gomez-Arbelaez D, Bellido D, Castro AI, Ordoñez-Mayan L, Carreira J, Galban C, et al. Body Composition Changes After Very-LowCalorie Ketogenic Diet in Obesity Evaluated by 3 Standardized Methods. J Clin Endocrinol Metab. 2017; 102(2):488-98.

9. Impatto sul metabolismo e sulla composizione corporea

Effetti sul metabolismo basale e sulla preservazione della massa muscolare

In un’analisi congiunta condotta dall’American College of Cardiology (ACC), dall’American Heart Association (AHA) e dall’Obesity Society sulle linee guida per la gestione dell’obesità nell’adulto, vengono messi in evidenza i risultati della Very Low Calorie Ketogenic Diet (VLCKD) in merito alla perdita di peso nei pazienti obesi. In particolare, la prescrizione di una dieta con apporto calorico inferiore alle 800 kcal/die, basata sull’impiego di alimenti proteici sostitutivi dei pasti e associata a una blanda attività fisica, si è dimostrata in grado di produrre una riduzione ponderale compresa tra i 14,2 kg e i 21,0 kg nell’arco di 11-14 settimane, un risultato nettamente superiore rispetto a quanto ottenibile con i tradizionali trattamenti dietologici.

Risultati analoghi sono stati riportati dal gruppo del Prof. Casanueva, che documenta una perdita media di circa 21 kg in 4-6 mesi di trattamento, con una riduzione del peso corporeo pari o superiore al 10% rispetto al valore basale in oltre l’85% dei pazienti a 12 mesi e nel 54% a 24 mesi.

Un elemento di particolare rilievo emerso da questi studi riguarda la composizione della perdita di peso. Grazie all’adozione di un protocollo VLCKD strutturato — che prevede apporto calorico < 800 kcal, integrazione con acidi grassi omega-3, attività fisica mirata alla tonificazione muscolare e supporto motivazionale (coaching) — la riduzione del peso è risultata quasi interamente a carico della massa grassa, con una media di 19,2 kg di grasso perso su 20,8 kg totali, e una quasi totale protezione della massa muscolare.

Ancora più significativo è il dato relativo al metabolismo basale. In un’analisi successiva dei risultati ottenuti con il protocollo VLCKD, si è osservato che la rapida e sostenuta perdita di peso a carico esclusivo della massa grassa non ha comportato la prevedibile riduzione del metabolismo basale, proprio grazie alla preservazione della massa magra. Questo elemento si traduce in una migliore stabilità metabolica a lungo termine, che rappresenta un fattore chiave per il mantenimento del peso forma e la prevenzione del recupero ponderale.

Riferimenti bibliografici principali

Per approfondire i dati citati, ecco i riferimenti scientifici principali alla base di questo capitolo:

  • Jensen MD, Ryan DH, Apovian CM, Ard JD, Comuzzie AG, Donato KA et al. 2013 AHA/ACC/TOS guideline for the management of overweight and obesity in adults: a report of the American College of Cardiology/American Heart Association Task Force on Practice Guidelines and The Obesity Society. J Am Coll Cardiol 2014;63(25 Pt B):2985-3023 – Ryan DH. Guidelines for Obesity Management. Endocrinol Metab Clin N Am 2016;45(3):501-510
  • Moreno B, Bellido D, Sajoux I, Goday A, Saavedra D, Crujeiras AB, et al. Comparison of a very low-calorie-ketogenic diet with a standard low-calorie diet in the treatment of obesity. Endocrine. 2014; 47(3): 793-805
  • Moreno B, Crujeiras AB, Bellido D, Sajoux I, Casanueva FF. Obesity treatment by very lowcalorie-ketogenic diet at two years: reduction in visceral fat and on the burden of disease. Endocrine. 2016; 54(3): 681-90
  • Gomez-Arbelaez D, Bellido D, Castro AI, Ordoñez-Mayan L, Carreira J, Galban C, et al. Body Composition Changes After Very-LowCalorie Ketogenic Diet in Obesity Evaluated by 3 Standardized Methods. J Clin Endocrinol Metab. 2017; 102(2):488-98.
  • D. Gomez-Arbelaez, A.B. Crujeiras, A.I. Castro, M.A. Martinez-Olmos, A. Canton, L. Ordoñez-Mayan, I. Sajoux, C. Galban, D. Bellido, F.F. Casanueva. Resting metabolic rate of obese patients under very low calorie ketogenic diet. Gomez-Arbelaez et al. Nutrition & Metabolism 2018;15:18

10. Dieta chetogenica e salute cardiovascolare

Influenza su colesterolo, trigliceridi e pressione arteriosa

È ben noto che l’obesità rappresenta un importante fattore di rischio per lo sviluppo delle patologie cardiovascolari, anche in età giovanile. L’aumento del colesterolo, in particolare del colesterolo LDL (il cosiddetto “cattivo”), l’ipertrigliceridemia, l’ipertensione arteriosa e la presenza di diabete o prediabete sono tra i principali determinanti di rischio. La riduzione del grasso addominale si associa in modo significativo a una diminuzione del rischio complessivo, sia in termini di morbilità che di mortalità cardiovascolare.

Nella donna in menopausa, la diminuzione dell’attività estrogenica, accompagnata da un incremento relativo degli androgeni, favorisce un aumento del tessuto adiposo viscerale. Questo cambiamento si associa frequentemente a dislipidemie, ipertensione arteriosa e a un rischio cardiovascolare aumentato, oltre che a un rischio oncologico più elevato, in particolare per quanto riguarda il carcinoma mammario.

Nel 2021 l’Obesity Management Task Force dell’European Association for the Study of Obesity (EASO) ha pubblicato una meta-analisi su 645 articoli, dimostrando che l’utilizzo delle Very Low Calorie Ketogenic Diet (VLCKD) consente di ottenere risultati significativi sia sul peso corporeo, sia sui principali parametri metabolici e cardiovascolari. I benefici documentati includono:

  • elevata perdita di peso sia a breve che a lungo termine
  • riduzione significativa della massa grassa e della circonferenza addominale
  • diminuzione dei livelli ematici di colesterolo totale, LDL e trigliceridi
  • protezione della massa magra
  • miglioramento della resistenza insulinica, con conseguente riduzione della glicemia, dell’emoglobina glicata e del colesterolo LDL

Lo stesso studio EASO conclude che le VLCKD rappresentano attualmente uno dei migliori trattamenti medicalizzati per l’obesità e per le patologie a essa correlate.

Recenti ricerche hanno inoltre posto l’attenzione sull’eccesso di grasso epicardico, ovvero quello che ricopre la superficie del cuore. Tale condizione, comune nei soggetti con obesità viscerale-addominale, è in grado di modificare il metabolismo cardiaco, alterare la struttura miocardica e comprometterne la mobilità funzionale, determinando un incremento del rischio di scompenso cardiaco.

Anche in questo contesto, il dimagrimento indotto da una dieta chetogenica normoproteica a bassissimo contenuto di grassi si è dimostrato particolarmente efficace nel ridurre il rischio cardiovascolare, agendo non solo sul peso corporeo, ma anche su meccanismi fisiopatologici profondi legati alla salute del cuore.

Riferimenti bibliografici principali

Per approfondire i dati citati, ecco i riferimenti scientifici principali alla base di questo capitolo:

  • G. Muscogiuri, M. El Ghoch, A. Colao, M. Hassapidou, V. Yumuk, L. Busetto. European Guidelines for Obesity Management in Adults with a Very Low-Calorie Ketogenic Diet: A Systematic Review and Meta-Analysis. Obes Facts. 2021;14(2):222-245
  • Roberto Maugeri “Dimagrire in modo semplice e sicuro. Il metodo per utilizzare efficacemente una very low calorie diet.”. 2014 Officina Editoriale Oltrarno
  • M. Konwerski, A. Gąsecka, G. Opolski, M. Grabowski and T. Mazurek. Role of Epicardial Adipose Tissue in Cardiovascular Diseases: A Review. Biology 2022;11(3):355.

11. Applicazioni terapeutiche della dieta chetogenica

Utilizzo nel trattamento di patologie neurologiche, sindrome metabolica e altre condizioni cliniche

Negli ultimi cinquant’anni la VLCKD ha acquisito un ruolo di primo piano nel trattamento dell’obesità e del sovrappeso e nella risoluzione di numerose patologie associate, contribuendo a spingere importanti società scientifiche a pronunciarsi sul suo utilizzo a fini terapeutici. In un articolo pubblicato sull’Endocrinological Investigation, il Cardiovascular Endocrinology Club della Società Italiana di Endocrinologia, attraverso i suoi membri più autorevoli, riporta le attuali evidenze scientifiche sui benefici della VLCKD e, sulla base di queste, definisce i livelli di raccomandazione nei diversi ambiti clinici. È la prima volta, in Italia, che viene fornita una chiara cornice di riferimento per le indicazioni mediche al corretto utilizzo di questo approccio dietetico per la gestione del peso e delle malattie metaboliche, anche nelle diverse fasi della vita.

Obesità e sovrappeso associati a fattori di rischio

La dieta chetogenica non si limita a favorire un dimagrimento rapido, ma contribuisce anche al riequilibrio di numerosi parametri metabolici legati alla sindrome metabolica: iperglicemia, iperinsulinemia, ipercolesterolemia, ipertrigliceridemia, ipertensione, spesso consentendo di eliminare o ridurre l’uso di farmaci.

Diabete mellito di tipo 2

Il ripristino della sensibilità insulinica, insieme alla riduzione della massa grassa viscerale, favorisce la reversibilità del diabete di tipo 2, contribuendo ad arrestarne la progressione e, in molti casi, a evitare o sospendere la terapia farmacologica.

Ovaio policistico e infertilità femminile

La riduzione dell’insulinemia e dell’iperandrogenismo permette di normalizzare l’ovulazione e di attenuare i sintomi della sindrome dell’ovaio policistico, soprattutto quando questa è associata a un aumento della massa grassa.

Steatosi epatica e steato-epatite non alcolica

Numerosi studi hanno dimostrato l’efficacia della VLCKD nel ridurre i trigliceridi epatici, migliorare l’elasticità del fegato e attenuare lo stato infiammatorio epatico, anche in presenza di NASH (steato-epatite non alcolica).

Sindrome delle apnee notturne

Nei pazienti con obesità viscerale, l’eccesso di grasso può ostruire le alte vie respiratorie durante il sonno, causando apnee. La rapida perdita di grasso addominale, ottenibile già nelle prime settimane con la VLCKD, può contribuire in modo significativo alla risoluzione del disturbo.

Aumento di peso associato a ipotiroidismo

L’abbassamento del metabolismo basale, tipico dell’insufficienza tiroidea, può ostacolare il dimagrimento con diete tradizionali. La VLCKD, grazie al suo contenuto calorico inferiore al metabolismo basale, permette di ottenere una perdita di peso efficace anche in questa condizione.

Acne

Le evidenze cliniche e sperimentali indicano che la VLCKD può svolgere un’azione antinfiammatoria utile nella gestione dell’acne, contrastando la proliferazione batterica cutanea, la iperseborrea e l’ipercheratinizzazione.

Infertilità maschile

Negli uomini con obesità o sovrappeso si riscontrano spesso alterazioni ormonali che influenzano negativamente la fertilità. La riduzione del grasso viscerale e il riequilibrio endocrino indotto dalla dieta possono migliorare in modo significativo la fertilità maschile.

Adiposità localizzate e lipedema

La normalizzazione dell’insulina rende nuovamente efficace l’azione lipolitica dell’ormone GH, favorendo la riduzione della massa grassa in aree critiche, anche nel lipedema, con conseguente miglioramento dell’aspetto della cellulite (PEFS).

Emicrania

Numerosi studi dimostrano l’efficacia della VLCKD nel trattamento dell’emicrania refrattaria alla terapia farmacologica nei pazienti obesi o in sovrappeso, nonché in alcune neuropatie degenerative.

Psoriasi e artrosi psoriasica

Queste condizioni sono spesso alimentate da uno stato infiammatorio cronico di basso grado. La VLCKD, agendo sulla riduzione del grasso viscerale e sul riequilibrio del microbiota intestinale, può rappresentare un valido supporto alle terapie specifiche, contribuendo al miglioramento del quadro clinico.

Riferimenti bibliografici principali

Per approfondire i dati citati, ecco i riferimenti scientifici principali alla base di questo capitolo:

  • G. Muscogiuri, M. El Ghoch, A. Colao, M. Hassapidou, V. Yumuk, L. Busetto. European Guidelines for Obesity Management in Adults with a Very Low-Calorie Ketogenic Diet: A Systematic Review and Meta-Analysis. Obes Facts. 2021;14(2):222-245
  • M. Caprio, M. Infante, M. Moriconi. et al. Very-low-calorie ketogenic diet (VLEKT) in the management of metabolic diseases: Systematic review and consensus statement from the Italian Society of Endocrinology (SIE). J. Endocrinol. Invest. 2019;42:1365-1386

12. Dieta chetogenica e diabete

Implicazioni per la gestione del diabete di tipo 2 e controllo glicemico

Nei pazienti obesi affetti da diabete mellito di tipo 2 (DMT2), già dopo la prima settimana di trattamento con una Very Low Calorie Ketogenic Diet (VLCKD) si può osservare un significativo miglioramento della funzione beta-cellulare del pancreas. Nelle settimane successive si assiste anche a un incremento della sensibilità insulinica, fino a giungere a una regolarizzazione dell’emoglobina glicata entro i tre mesi di trattamento.

In uno studio condotto presso l’Università di Newcastle è stata osservata la possibilità di invertire il danno alla funzione beta-cellulare in alcuni pazienti con DMT2, semplicemente attraverso la perdita di peso ottenuta con un protocollo VLCKD della durata di otto settimane. Tali risultati confermano le osservazioni di numerosi ricercatori circa l’efficacia delle diete chetogeniche normoproteiche a bassissimo contenuto di grassi nella gestione del diabete di tipo 2.

Secondo alcune ipotesi, le VLCKD e più in generale le VLEKT agiscono sul controllo glicemico non solo attraverso la rapida perdita di peso indotta dalla restrizione calorica, ma anche mediante meccanismi secondari come l’aumento della secrezione insulinica e la riduzione dei substrati per la gluconeogenesi.

Altri studi hanno invece posto l’accento sul ruolo della steatosi epatica. È stato osservato che il miglioramento della glicemia ottenibile con una dieta VLCKD è anche il risultato della drastica riduzione del grasso epatico, con un effetto diretto sulla sensibilità insulinica a livello epatocitario. Esiste infatti una correlazione diretta tra la presenza di grasso nel fegato e l’insulino-resistenza sistemica. La combinazione tra il ridotto apporto calorico e l’inibizione della lipogenesi consente una rapida riduzione della steatosi, con un effetto positivo a cascata sul metabolismo glicemico.

I risultati più favorevoli, in termini di remissione del diabete nel lungo termine, sono stati osservati nei pazienti con livelli glicemici a digiuno non troppo elevati, in età relativamente giovane e con un breve tempo di insorgenza della malattia.

Un ulteriore aspetto da considerare nel recupero dell’insulino-sensibilità indotto dalla VLCKD riguarda la riduzione dell’infiammazione cronica di basso grado a livello del tessuto adiposo viscerale, e il miglioramento della risposta dei recettori insulinici sia nel fegato che nei muscoli scheletrici.

Riferimenti bibliografici principali

Per approfondire i dati citati, ecco i riferimenti scientifici principali alla base di questo capitolo:

  • Roberto Maugeri “Dimagrire in modo semplice e sicuro. Il metodo per utilizzare efficacemente una very low calorie diet.”. 2014 Officina Editoriale Oltrarno
  • M. Caprio, M. Infante, M. Moriconi. et al. Very-low-calorie ketogenic diet (VLCKD) in the management of metabolic diseases: Systematic review and consensus statement from the Italian Society of Endocrinology (SIE). J. Endocrinol. Invest. 2019;42:1365-1386
  • S Steven, K.G. Hollingsworth, A. Al-Mrabeh, L. Avery, B. Aribisala, M. Caslake and R. Taylor. Very-Low-Calorie Diet and 6 Months of Weight Stability in Type 2 Diabetes: Pathophysiologic Changes in Responders and Nonresponders. Diabetes Care. 2016;39(5):808-15
  • Goday A, Bellido D, Sajoux I, Crujeiras AB, Burguera B, García-Luna PP, et al. Short-term safety, tolerability and efficacy of a very lowcalorie-ketogenic diet interventional weight loss program versus hypocaloric diet in patients with type 2 diabetes mellitus. Nutr Diabetes. 2016;6(9):e230

13. Effetti cognitivi e neurologici

Impatto su funzioni cognitive, memoria e possibili applicazioni in malattie neurodegenerative

L’efficacia delle diete chetogeniche nel trattamento dell’epilessia refrattaria alla terapia farmacologica è ben nota da decenni, e una vasta letteratura scientifica ne ha attestato la validità. Le esperienze di Freeman nella gestione dell’epilessia mediante chetosi controllata hanno rappresentato un punto di svolta nella cura di questa patologia e rimangono tuttora un presidio terapeutico efficace. Diversi autori hanno documentato una significativa riduzione delle crisi epilettiche, e in alcuni casi addirittura la loro scomparsa. L’unica difficoltà segnalata è legata all’aderenza al protocollo, soprattutto per la complessità nel bilanciare correttamente l’apporto calorico evitando un eccessivo consumo di lipidi.

Negli ultimi anni l’utilizzo terapeutico della chetosi è stato esteso anche al trattamento dell’emicrania refrattaria ai farmaci. In particolare, uno studio del gruppo di Cherubino Di Lorenzo dell’Università di Tor Vergata ha valutato gli effetti di una dieta ipocalorica in pazienti sovrappeso con anamnesi di emicrania cronica. Durante l’intervento, i soggetti sono stati alternati tra periodi di VLCKD e dieta ipocalorica non chetogenica, ciascuno della durata di un mese. I risultati hanno mostrato che la VLCKD ha avuto un effetto preventivo significativo sulla comparsa delle crisi emicraniche e ha contribuito a ridurre il fabbisogno farmacologico, suggerendo che la chetosi può essere considerata una strategia terapeutica promettente per l’emicrania.

Un ulteriore effetto positivo della chetosi sull’attività cerebrale è rappresentato dal miglioramento delle abilità cognitive, della concentrazione, dell’umore e dello stato di quiete mentale, mediato da un aumento del tono gabaergico.

I meccanismi fisiologici attivati dalla chetosi – riduzione della neuroinfiammazione, contrasto allo stress ossidativo, incremento della neuroprotezione, miglioramento della neurotrasmissione e dell’efficienza metabolica dei neuroni – hanno aperto la strada, nell’ultimo decennio, all’ipotesi di un utilizzo terapeutico della dieta chetogenica anche in ambito neurologico.

Contrariamente a quanto si possa pensare, molte patologie neurodegenerative sono caratterizzate da alterazioni del metabolismo glucidico cerebrale, che rappresentano una delle principali fonti di danno neuronale. Non sorprende, quindi, che queste malattie si presentino con maggiore frequenza nei pazienti obesi o diabetici, ovvero soggetti con un metabolismo glucidico già compromesso. La letteratura più recente suggerisce che l’impiego di una dieta chetogenica normoproteica a bassissimo contenuto di grassi, attraverso l’azione combinata dei corpi chetonici e il riequilibrio del metabolismo del glucosio, possa mitigare i meccanismi neurodegenerativi alla base di patologie complesse come il morbo di Alzheimer, il morbo di Parkinson e la sclerosi multipla.

Riferimenti bibliografici principali

Per approfondire i dati citati, ecco i riferimenti scientifici principali alla base di questo capitolo:

  • Wheless, J.W. History of the ketogenic diet. Epilepsia 2008;49:3-5.
  • C. Di Lorenzo, A. Pinto, R. Ienca et al. A Randomized Double-Blind, Cross-Over Trial of very Low-Calorie Diet in Overweight Migraine Patients: A Possible Role for Ketones? Nutrients 2019;11(8):1742
  • Dynka D, Kowalcze K, Paziewska A. The role of ketogenic diet in the treatment of neurological diseases. Nutrients 2022;14(23):5003

14. Dieta chetogenica e performance sportiva

Considerazioni sull’efficacia in ambito atletico e adattamenti necessari per gli sportivi

La chetosi è uno stato fisiologico naturale, ereditato dai nostri antenati del Paleolitico per sopravvivere in periodi di carestia, che si determina come conseguenza di un apporto di glucidi inferiore ai 50 g/die. Le proprietà dello stato chetogeno – eliminazione della fame, benessere psicofisico, maggiore lucidità mentale e concentrazione – hanno portato gli studiosi ad applicare i protocolli chetogenici non solo nel campo dietetico, ma anche nel miglioramento della performance atletica.

Chetogenesi e sport: quando sì, quando no

Le esperienze riportate sino ad oggi indicano che la dieta chetogenica non è indicata nei soggetti che desiderano aumentare la massa muscolare, poiché lo stato metabolico tipico della chetosi inibisce i processi fisiologici dell’ipertrofia muscolare. Tuttavia, risulta particolarmente vantaggiosa negli sport a categorie di peso, come il sollevamento pesi o gli sport da combattimento, dove competere in una categoria inferiore può rappresentare un vantaggio. In questi contesti si ricorre spesso a diete drastiche o strategie di disidratazione che, al contrario della VLCKD, possono compromettere la performance.

Anche negli sport con criteri estetici stringenti, come la ginnastica, la dieta chetogenica può essere uno strumento efficace. Il gruppo del Prof. Antonio Paoli dell’Università di Padova ha testato una dieta chetogenica per 30 giorni su un gruppo di ginnasti professionisti (30 ore di allenamento settimanali), ottenendo riduzione del peso corporeo e della massa grassa, assenza di perdita di forza e persino un leggero incremento della massa muscolare, sebbene non statisticamente significativo.

Applicazioni negli sport di endurance

Negli sport di resistenza – corsa, ciclismo, nuoto – una dieta chetogenica protratta per almeno quattro settimane su soggetti allenati ha dimostrato di aumentare la resistenza alla fatica, migliorare l’utilizzo dei substrati energetici e risparmiare le riserve di glicogeno muscolare. In condizioni di sforzo submassimale, la VLCKD può sostenere l’atleta più a lungo, riducendo anche il rischio di cali energetici improvvisi. Si osservano inoltre: miglioramento della composizione corporea, con riduzione della massa grassa senza perdita significativa di muscolo; aumento dell’efficienza nell’utilizzo degli acidi grassi; miglior mantenimento di concentrazione e umore stabile, senza cali cognitivi.

Esempio pratico: composizione alimentare

Un ipotetico schema chetogenico adatto agli sportivi potrebbe includere:

  • Basso contenuto di carboidrati: olive (<2 g zuccheri/100g), limone (3 g/100g), mirtilli, lamponi, ribes (4-6 g/100g), avocado (1-2 g/100g, ma ricco di grassi >15 g/100g).
  • Alto contenuto proteico: pesci piccoli, crostacei, gamberi, molluschi, carne, uova, yogurt (soprattutto greco), ricotta, kefir, feta, formaggi freschi, parmigiano e pecorino (max 50 g). Il latte andrebbe moderato per l’alto contenuto di lattosio (10-12 g/tazza), mentre lo yogurt ne contiene solo 3 g/100g.
  • Alto contenuto lipidico: olio extravergine d’oliva, frutta secca (escludendo arachidi e anacardi per il maggior contenuto glucidico).

Parametri nutrizionali da rispettare

Per ottenere i migliori risultati, la dieta dovrebbe seguire alcune regole fondamentali:

  • Carboidrati: <30 g/die, oppure circa il 5% delle calorie totali se il fabbisogno calorico è elevato.
  • Calorie: almeno 25 kcal per kg di peso corporeo.
  • Proteine: fondamentali per conservare la massa magra. Valori consigliati: 1,5-2,5 g/kg, con alcuni autori che suggeriscono 1,6-2 g/kg o comunque mai <150 g/die, riducendo a 130 g/die per favorire il risparmio di amminoacidi grazie a un miglior uso di grassi e chetoni.
  • Lipidi: da regolare dopo aver calcolato carboidrati e proteine, per colmare il fabbisogno energetico.
  • Micronutrienti: corretta integrazione di sali minerali e vitamine, insieme a una buona idratazione quotidiana.
  • Durata: il piano va mantenuto almeno 8-12 settimane per risultati significativi.

Tre vantaggi per l’atleta

  1. In gara riduce il rischio di rimanere senza carburante.
  2. Minimizza i problemi digestivi che possono compromettere la prestazione.
  3. Permette di allenarsi per ore senza dover mangiare, favorendo una migliore gestione degli allenamenti e della competizione.

15. Possibili effetti collaterali e come gestirli

Sintomi e strategie per mitigarli

Se in un regime chetogenico normoproteico a bassissimo contenuto di grassi (Very Low Energy Ketogenic Therapy) si avrà l’accortezza di rispettare il protocollo alla lettera e di seguire i consigli del prescrittore, il dimagrimento sarà accompagnato da una sensazione di pieno benessere. Come in tutti i regimi dimagranti, è tuttavia possibile qualche raro effetto collaterale facilmente risolvibile.

Stipsi

È fra i possibili inconvenienti uno di quelli più frequenti. La riduzione dell’apporto dei grassi e l’impossibilità di mangiare la frutta (ricca di pectina e mucillagini) possono accentuare la stipsi nei soggetti predisposti. Gli accorgimenti utili sono: assunzione di almeno due litri d’acqua al giorno, consumo dei vegetali previsti dal protocollo e del corretto quantitativo di olio. Nei casi più ostinati, un lassativo può essere risolutivo.

Meteorismo

Può manifestarsi con una certa frequenza. Si consiglia di: masticare lentamente, alternare verdure crude e cotte, ridurre i vegetali ad alto contenuto di FODMAP, assumere un probiotico e evitare polialcoli (presenti in caramelle, bevande o dolcificanti).

Sensazione insolita di stanchezza

I corpi chetonici, prodotti durante l’utilizzo dei trigliceridi, conferiscono normalmente una sensazione di benessere. Se si percepisce stanchezza, le cause possono essere: scarso apporto di potassio, acqua e sodio, oppure introduzione eccessiva di glucidi, che blocca la chetogenesi.

Affaticamento muscolare

La formazione dei corpi chetonici prevede l’esaurimento del glicogeno epatico e muscolare. Si raccomanda un’attività fisica aerobica moderata e l’assunzione della giusta quantità di potassio per ridurre il rischio di affaticamento muscolare.

Vertigine

Se il professionista della nutrizione ha posto la giusta indicazione ed escluso le eventuali controindicazioni alla dieta è improbabile che si verifichi un’ipoglicemia. La vertigine può derivare da un abbassamento pressorio prevenibile con 2 litri d’acqua al giorno e 2 g di sodio. È utile valutare l’eventuale necessità di modificare una terapia antipertensiva e adeguare l’idratazione nei periodi caldi o con intensa sudorazione.

Cefalea

Può comparire nei primi 2-3 giorni di dieta nei soggetti predisposti e scompare con l’instaurarsi della chetosi. È possibile utilizzare un analgesico comune senza interferire con la dieta.

Alitosi

Dovuta all’eliminazione polmonare dei corpi chetonici, è facilmente neutralizzabile con spray alla menta o caramelle sugar-free.

Alterazioni del ciclo mestruale

Comuni a tutte le diete dimagranti. La riduzione del tessuto adiposo, che svolge anche funzione endocrina, può alterare temporaneamente il ciclo. Nei casi di infertilità legata al sovrappeso, il dimagrimento può riattivare l’ovulazione.

Aumento transitorio del colesterolo

Solitamente la VLEKT riduce il colesterolo per effetto della diminuzione dell’insulina e dell’aumento del glucagone. In rari casi, si può verificare un aumento endogeno temporaneo della colesterolemia. Chi assume statine non deve sospenderle durante la dieta.

Perdita di capelli e fragilità unghie

Effetto transitorio comune a diete prolungate, legato a riduzione dell’attività tiroidea. La prevenzione si ottiene con un corretto apporto di proteine, vitamine e sali minerali, e con l’eventuale uso di nutraceutici per il trofismo cutaneo.

Diarrea

Molto rara, di solito dovuta a scarso apporto di fibre. Può anche essere causata da infezioni batteriche o virali concomitanti. Mantenere una buona idratazione e assicurare 2 g di sodio al giorno fino alla risoluzione del sintomo.

Crampi

I crampi notturni sono generalmente causati da deficit di potassio e magnesio. Quelli diurni, soprattutto nelle donne, possono dipendere da insufficienza venosa degli arti inferiori e si prevengono con l’integrazione di attivi per il microcircolo.

Riferimenti bibliografici principali

Per approfondire i dati citati, ecco i riferimenti scientifici principali alla base di questo capitolo:

  • Roberto Maugeri “Dimagrire in modo semplice e sicuro. Il metodo per utilizzare efficacemente una very low calorie diet.”. 2014 Officina Editoriale Oltrarno

16. Controindicazioni e popolazioni a rischio

Situazioni in cui la dieta chetogenica potrebbe non essere consigliata o richiedere supervisione medica

Anche se la dieta chetogenica normoproteica a bassissimo contenuto di grassi (VLCKD) è un protocollo medicalizzato estremamente sicuro, può tuttavia risultare controindicata in alcuni pazienti. È proprio per questo motivo che la figura del professionista della nutrizione assume un ruolo fondamentale nell’impostazione e nella gestione della dieta.

  • Insufficienza renale
    Valori di creatinemia > 1,5 mg/dl o di filtrato glomerulare < 60 mL/min/1.73m² costituiscono una controindicazione assoluta, per il rischio di un possibile peggioramento della funzione renale in risposta al carico proteico.
  • Insufficienza epatica
    Poiché il fegato è l’organo deputato alla produzione dei corpi chetonici, pazienti con epatite cronica attiva o cirrosi epatica non devono seguire la VLCKD, per il rischio di un sovraccarico delle funzioni epatiche.
  • Diabete mellito di tipo 1, diabete di tipo 2 con insufficienza β-cellulare o in trattamento con inibitori SGLT2

Queste condizioni cliniche comportano un rischio elevato di chetoacidosi diabetica e rappresentano quindi controindicazioni assolute alla VLCKD.

  • Insufficienza cardiaca
    In presenza di un grave quadro d’insufficienza cardiaca, è sconsigliato l’avvio di qualsiasi protocollo dietetico restrittivo in ambito ambulatoriale, data l’elevata probabilità di scompenso idroelettrolitico legato alla patologia di base e alla terapia diuretica.
  • Infarto miocardico o ictus cerebrale recenti
    Durante le fasi iniziali di queste patologie il circolo è ancora instabile: una perdita di peso troppo rapida o un abbassamento pressorio indotto dalla dieta potrebbe indurre un nuovo evento cardiovascolare. È dunque consigliabile attendere almeno 6 mesi dalla stabilizzazione clinica prima di iniziare un protocollo VLCKD.
  • Aritmie cardiache
    In caso di aritmie associate a obesità, la VLCKD va impostata e monitorata esclusivamente da medici esperti, in grado di gestire anche i parametri elettrolitici coinvolti.
  • Gravidanza e allattamento
    Sono fasi fisiologiche delicate che richiedono un apporto nutrizionale mirato al benessere del feto o del neonato. In questi casi è preferibile posticipare l’inizio della dieta al termine dell’allattamento.
  • Rari disturbi metabolici congeniti
    Patologie come porfiria, carenza di carnitina, deficit della carnitina palmitoil-transferasi, carenza di piruvato carbossilasi, disturbi della β-ossidazione e altri difetti congeniti del metabolismo costituiscono una controindicazione assoluta alla dieta chetogenica.
  • Tumori e condizioni cliniche ad alta deplezione proteica
    Nei pazienti oncologici attivi o in situazioni che determinano elevato catabolismo proteico (terapia cortisonica cronica, Cushing, lupus eritematoso sistemico, malassorbimento, malattie infiammatorie croniche intestinali, proteinuria) la VLCKD può aggravare la perdita di massa magra. In caso di neoplasie risolte da tempo, trattate con successo, non esistono controindicazioni specifiche alla dieta.
  • Disturbi psichiatrici gravi, DCA, abuso di alcol o sostanze
    Nei pazienti affetti da disturbi del comportamento alimentare, disturbi psichiatrici gravi, dipendenza da sostanze stupefacenti o abuso di alcol, la maggior parte degli specialisti sconsiglia la VLCKD, per il rischio di peggioramento del quadro clinico o scarsa aderenza terapeutica.
Riferimenti bibliografici principali

Per approfondire i dati citati, ecco i riferimenti scientifici principali alla base di questo capitolo:

  • Roberto Maugeri “Dimagrire in modo semplice e sicuro. Il metodo per utilizzare efficacemente una very low calorie diet.”. 2014 Officina Editoriale Oltrarno
  • M. Caprio, M. Infante, M. Moriconi. et al. Very-low-calorie ketogenic diet (VLCKD) in the management of metabolic diseases: Systematic review and consensus statement from the Italian Society of Endocrinology (SIE). J. Endocrinol. Invest. 2019;42:1365-1386

17. Alimenti consentiti e alimenti da evitare

Lista dettagliata degli alimenti appropriati e di quelli da limitare o escludere

La dieta chetogenica a contenuto energetico molto basso (Very Low Calorie Ketogenic Diet, o più sinteticamente VLCKD) è un protocollo dietetico medicalizzato, studiato per favorire una perdita di peso rapida, sicura e sostenibile. È caratterizzata da un apporto molto ridotto di carboidrati (inferiore ai 50 g al giorno), da un contenuto minimo di grassi (non oltre i 10-15 g di olio extravergine d’oliva al giorno), e da un apporto normoproteico (compreso tra i 65 e i 90 g di proteine ad alto valore biologico), necessario per preservare la massa magra durante tutto il percorso di dimagrimento.

Il razionale di un apporto così basso di carboidrati è quello di indurre e mantenere uno stato stabile di chetosi, che consente al paziente di sperimentare l’eliminazione della sensazione di fame e un diffuso senso di benessere psicofisico. Allo stesso tempo, la limitazione dei grassi serve a massimizzare la mobilizzazione dei grassi di deposito, accelerando così il dimagrimento. Non vi è alcuna necessità, in un contesto di riduzione ponderale, di assumere grassi aggiuntivi o alimenti iperlipidici, spesso erroneamente considerati compatibili con una dieta chetogenica. Le proteine ad elevato valore biologico, invece, sono fondamentali per proteggere il tessuto muscolare e il metabolismo basale, soprattutto nella fase post-dieta.

Gli alimenti proteici di nuova generazione, come quelli a base di proteine del siero del latte, dell’albume d’uovo o blend di proteine vegetali, oggi disponibili in molte varianti alimentari e gustative, consentono di soddisfare perfettamente il fabbisogno proteico individuale anche durante le fasi più restrittive del protocollo.

Per mantenere il giusto stato di chetosi ed evitare oscillazioni metaboliche, è fondamentale escludere alcuni gruppi alimentari che apporterebbero quantità significative di carboidrati o calorie superflue, come: latticini, salumi, frutta, legumi, cereali, carote, cipolle, patate, così come carni grasse e formaggi stagionati, che pur essendo privi di glucidi, risultano eccessivamente calorici.

Durante il protocollo è prevista la possibilità di assumere porzioni moderate di proteine naturali, come ad esempio una porzione di carne magra da 120 g, oppure 150 g di pesce, oppure ancora 2 uova, da alternare tra pranzo e cena, sotto supervisione dello specialista.

L’apporto di verdure a basso contenuto di carboidrati è invece ampiamente consentito e riveste un ruolo essenziale per il senso di sazietà e il corretto funzionamento intestinale. Sono libere tutte le verdure a foglia, come lattuga, valeriana, insalata belga, rucola, cicoria, indivia, scarola, trevisana, ma anche bietole, broccoli, cardi, cavolfiore, cavoli, cetrioli, cime di rapa, finocchi, zucchine, funghi, germogli di soia, peperoni verdi, ravanelli, radicchio, sedano e spinaci. Alcuni altri vegetali, come melanzane, peperoni rossi e gialli, fagiolini, zucca, carciofi e asparagi, possono essere consumati con moderazione, fino a un massimo di 180 g al giorno.

È indispensabile escludere le caramelle contenenti zucchero, fare uso esclusivo di dolcificanti senza impatto glicemico, e evitare in modo assoluto le bevande alcoliche, in quanto tutte queste categorie alimentari interferirebbero con lo stato di chetosi, compromettendo l’efficacia del protocollo.

Seguire con precisione queste linee guida, sotto la guida di un professionista della nutrizione, permette di mantenere uno stato metabolico ideale, ottimizzando al massimo i benefici clinici, estetici e funzionali della VLCKD.

18. Integrazione alimentare nella dieta chetogenica

Supplementi consigliati per supportare lo stato di chetosi e il benessere generale

Durante l’attuazione di un protocollo chetogenico normoproteico a bassissimo contenuto di grassi, la quasi totalità dei rari effetti collaterali che talvolta possono manifestarsi non dipende dalla chetosi in sé, né dal meccanismo dietetico, ma è piuttosto riconducibile a una insufficiente integrazione dei micronutrienti essenziali. È per questo che la corretta complementazione con sali minerali e vitamine rappresenta un elemento imprescindibile per il regolare funzionamento metabolico e per la prevenzione di eventuali disturbi.

Un primo fattore da considerare riguarda la necessaria esclusione di alcune categorie alimentari – come latticini, salumi, frutta, legumi e cereali – che, se da un lato è fondamentale per raggiungere e mantenere una chetogenesi stabile, dall’altro comporta una inevitabile riduzione nell’apporto di vitamine e sali minerali. È quindi evidente come la dieta VLCKD, proprio per la sua struttura restrittiva ma terapeutica, debba essere affiancata da un’integrazione mirata.

Un secondo aspetto fisiologico importante riguarda la natura stessa dei corpi chetonici. Queste molecole, caricate negativamente, durante la loro eliminazione a livello renale tendono a legarsi con ioni positivi come sodio, potassio, calcio e magnesio, favorendone la perdita attraverso le urine. Tale meccanismo spiega la comparsa della poliuria, ovvero un aumento della diuresi osservabile già nei primi giorni della dieta, che comporta non solo una significativa perdita idrica, ma anche una deplezione minerale che può alterare temporaneamente l’equilibrio idroelettrolitico.

A ciò si aggiunge il fatto che la combustione dei grassi – intensificata durante lo stato di chetosi – porta a una maggiore produzione di radicali liberi, responsabili di stress ossidativo cellulare. È quindi indispensabile che l’organismo sia supportato da un adeguato apporto di vitamine e minerali antiossidanti, in grado di favorire l’attività degli enzimi deputati alla neutralizzazione dei radicali liberi e alla protezione delle strutture cellulari.

La combinazione di questi tre elementi – esclusione alimentare, eliminazione renale aumentata e maggiore richiesta di supporto antiossidante – crea una condizione fisiologica in cui il fabbisogno di micronutrienti è superiore al normale. Per questo motivo, accanto all’assunzione delle verdure consentite e al rispetto del protocollo nutrizionale, è fondamentale garantire:

  • una supplementazione mirata e personalizzata di sali minerali, in particolare sodio, potassio, magnesio e calcio;
  • un’integrazione vitaminica bilanciata, soprattutto del gruppo B, vitamina C, D ed E;
  • un’idratazione costante e abbondante, con l’assunzione giornaliera di almeno due litri di acqua, necessaria per sostenere la funzione renale, prevenire la disidratazione e facilitare la corretta eliminazione delle tossine.

Solo attraverso un’adeguata integrazione, supervisionata da un professionista della nutrizione, è possibile vivere la dieta chetogenica con massimo beneficio e minimo rischio, assicurando un’esperienza non solo efficace ma anche gradevole e ben tollerata dal punto di vista fisico e metabolico.

19. Monitoraggio della chetosi: strumenti e metodi

Tecniche per misurare i livelli di chetoni nel corpo e valutare l’efficacia della dieta

Una delle caratteristiche più interessanti della dieta chetogenica è rappresentata dalla possibilità di valutarne in modo oggettivo l’efficacia attraverso la misurazione dei corpi chetonici. A differenza di altri approcci dietetici, dove il monitoraggio è affidato principalmente alla perdita di peso e alla percezione soggettiva, nella VLCKD esistono metodi diretti e affidabili per verificare il raggiungimento e il mantenimento dello stato di chetosi.

Il sistema più semplice, accessibile e diffuso per il monitoraggio domiciliare consiste nella misurazione dei corpi chetonici nelle urine tramite test colorimetrici come Ketur-Test®, Ketostix® o equivalenti. Il principio è estremamente intuitivo: basta immergere una striscia reattiva nell’urina per alcuni secondi, attendere 30 secondi, e confrontare il colore della reazione con la scala cromatica stampata sulla confezione. In base alla gradazione ottenuta è possibile stimare la concentrazione di chetoni urinari, espressa in mmol/L, ottenendo un’indicazione utile sull’efficacia della dieta.

Oltre alla rilevazione urinaria, è possibile misurare l’acetone – uno dei tre principali corpi chetonici – anche nell’aria espirata, tramite dispositivi portatili che sfruttano sensori sensibili alla presenza di questa molecola nel respiro. Questa tecnica offre un metodo non invasivo e immediato per il controllo della chetosi, anche se può risultare meno preciso rispetto ad altre metodiche.

L’evoluzione tecnologica più recente è rappresentata dai sistemi di monitoraggio continuo dei chetoni, noti anche come Continuous Ketone Monitoring. Si tratta di dispositivi innovativi costituiti da:

  • un micro-sensore, applicabile direttamente sulla pelle (solitamente nella parte superiore del braccio o sull’addome), in grado di misurare i livelli di glucosio – e in alcuni modelli anche quelli di chetoni – nel liquido interstiziale ogni 15 minuti;
  • un trasmettitore che comunica in modalità wireless con un’applicazione su smartphone;
  • un ricevitore che consente di visualizzare in tempo reale i dati raccolti dal sensore, offrendo così un monitoraggio dinamico e costante, senza necessità di prelievi o test manuali.

Questi dispositivi, resistenti all’acqua e progettati per una durata media di 14 giorni, stanno aprendo la strada a un approccio sempre più personalizzato e preciso nella gestione della dieta chetogenica, specialmente nei contesti clinici o nelle applicazioni sportive avanzate.

La possibilità di monitorare costantemente la chetosi consente non solo di ottimizzare l’aderenza al protocollo, ma anche di intervenire tempestivamente in caso di fluttuazioni o inefficacia della risposta metabolica, garantendo una maggiore sicurezza e consapevolezza nel percorso nutrizionale.

20. Adattamenti della Dieta Chetogenica per Vegetariani e Vegani

Modifiche necessarie per seguire la dieta rispettando scelte alimentari specifiche.

Sia per i vegetariani che per i vegani, affrontare un percorso dietetico dimagrante può rappresentare una sfida significativa, poiché le fonti proteiche compatibili con le loro scelte alimentari sono spesso limitate in termini di qualità nutrizionale. In particolare, le proteine vegetali, pur essendo presenti in numerosi alimenti, non garantiscono la disponibilità completa degli amminoacidi essenziali, a differenza delle proteine dell’uovo e delle sieroproteine del latte, che risultano invece complete dal punto di vista nutrizionale.

Tuttavia, grazie ai progressi dell’industria nutrizionale, è oggi possibile utilizzare alimenti proteici di nuova generazione a base di blend di proteine vegetali (come pisello, riso, canapa, soia fermentata) che, combinati tra loro, consentono di ottenere un profilo amminoacidico completo. Questo rende possibile seguire un programma di dieta chetogenica normoproteica a bassissimo contenuto di grassi (Very Low Calorie Ketogenic Diet) anche nei soggetti vegani, con un adeguato supporto professionale.

Per gli ovo-latto-vegetariani, la gestione del protocollo risulta più semplice, potendo fare affidamento anche su alimenti funzionali a base di proteine dell’uovo o siero del latte. In questo modo, è possibile evitare il ricorso a proteine animali derivate da carne e pesce, mantenendo intatti sia il rispetto delle scelte etiche sia l’efficacia della dieta sul piano metabolico e dimagrante.

Giornata Mondiale Salute Mamma e Neonato

21. Dieta Chetogenica durante la Gravidanza e l’Allattamento

Considerazioni e precauzioni per le donne in queste fasi della vita

La gravidanza e l’allattamento rappresentano due momenti particolarmente delicati della fisiologia femminile, nei quali l’organismo richiede un apporto nutrizionale adeguato e mirato ai fabbisogni del nascituro prima e del lattante poi. In queste fasi, l’alimentazione ha il compito non solo di sostenere la salute della madre, ma anche di garantire uno sviluppo ottimale al bambino.

Per questo motivo, un regime alimentare molto restrittivo come la dieta chetogenica normoproteica a bassissimo contenuto di grassi (VLCKD), pur essendo sicuro in condizioni standard e sotto controllo medico, non è indicato durante la gravidanza e l’allattamento.

Il protocollo, infatti, comporta una marcata riduzione dell’apporto calorico e di alcuni gruppi alimentari essenziali, e non risponde alle esigenze metaboliche aumentate tipiche di questi momenti. È dunque consigliabile rimandare l’inizio della dieta chetogenica alla conclusione dell’allattamento, quando sarà possibile affrontare un percorso di dimagrimento con maggiore sicurezza e flessibilità, sempre con il supporto di un professionista della nutrizione.

22. Approccio alla Dieta Chetogenica per Bambini e Adolescenti

Valutazioni sull’applicabilità e sicurezza in età pediatrica

L’utilizzo delle diete chetogeniche isocaloriche in ambito pediatrico rappresenta, da decenni, uno dei trattamenti di riferimento per la cura dell’epilessia refrattaria alla terapia farmacologica e del deficit congenito di GLUT-1. La letteratura scientifica ha quindi accumulato un’ampia documentazione sugli eventi avversi sia nel breve che nel lungo termine, anche in bambini di età inferiore ai due anni, dimostrando una buona tolleranza al trattamento.

Fino a pochi anni fa, la prescrizione della Very Low Calorie Ketogenic Diet (VLCKD) in età pediatrica e adolescenziale era considerata una controindicazione relativa, per il timore di una bassa compliance, dello sviluppo di disturbi del comportamento alimentare, o di una possibile interferenza con l’accrescimento osseo.

I dati disponibili sull’utilizzo delle diete chetogeniche ipocaloriche in bambini e adolescenti sono ancora limitati, spesso riferiti a usi off-label, ma mostrano risultati promettenti. In particolare, si è osservata un’efficace perdita di peso nei soggetti obesi trattati con queste diete, rispetto ai pazienti sottoposti a regimi non chetogenici, con una riduzione media dell’Indice di Massa Corporea (IMC) tra 3,2 e 3,7 punti e una buona aderenza al protocollo fino a 12 settimane.

Anche se è necessario ampliare la letteratura scientifica in merito, si sta consolidando la convinzione che, in casi selezionati, la VLCKD possa rappresentare una seconda opzione terapeutica nei bambini e negli adolescenti con obesità grave, elevata resistenza insulinica e comorbidità associate, soprattutto quando le diete ipocaloriche tradizionali non hanno portato ai risultati desiderati.

Riferimenti bibliografici principali

Per approfondire i dati citati, ecco i riferimenti scientifici principali alla base di questo capitolo:

  • M. Caprio, M. Infante, M. Moriconi. et al. Very-low-calorie ketogenic diet (VLEKT) in the management of metabolic diseases: Systematic review and consensus statement from the Italian Society of Endocrinology (SIE). J. Endocrinol. Invest. 2019;42:1365-1386

23. Dieta Chetogenica e Salute Mentale

Esplorazione del potenziale ruolo nella gestione di disturbi dell’umore e altre condizioni psicologiche

I molteplici effetti fisiologici della chetosi – dalla riduzione della neuroinfiammazione e dello stress ossidativo al miglioramento della neuroprotezione, della neurotrasmissione e dell’efficienza metabolica delle cellule cerebrali – hanno, nell’ultimo decennio, aperto nuove prospettive sull’utilizzo terapeutico della chetosi anche nell’ambito della salute mentale e delle patologie neurodegenerative.

Contrariamente a quanto si pensa comunemente, molte malattie neurologiche – comprese quelle degenerative – sono associate a disturbi del metabolismo glucidico a livello cerebrale. Non sorprende quindi che queste patologie si manifestino con maggiore frequenza nei soggetti obesi e/o diabetici, dove il metabolismo del glucosio è spesso compromesso.

In questo contesto, la chetosi sembra offrire un’opportunità concreta per il riequilibrio metabolico del cervello, agendo non solo in chiave neuroprotettiva ma anche sul piano emotivo e cognitivo. Tra gli effetti più rilevanti, si segnalano:

  • un maggiore stato di quiete mentale;
  • un’aumentata capacità di concentrazione;
  • un miglioramento dell’umore;
  • un potenziamento delle abilità cognitive.

Questi benefici sembrano essere mediati, almeno in parte, da un aumento del tono gabaergico, che contribuisce alla stabilizzazione dell’attività cerebrale e alla riduzione di alcuni stati di eccitazione nervosa.

La dieta chetogenica, quindi, pur non sostituendo i trattamenti psicoterapici o farmacologici nei disturbi dell’umore, potrebbe rappresentare un valido supporto integrativo in casi selezionati e sotto attento controllo clinico.

Riferimenti bibliografici principali

Per approfondire i dati citati, ecco i riferimenti scientifici principali alla base di questo capitolo:

  • Dynka D, Kowalcze K, Paziewska A. The role of ketogenic diet in the treatment of neurological diseases. Nutrients 2022;14(23):5003

24. Miti e Falsi Miti sulla Dieta Chetogenica

Chiarimenti su misconcezioni comuni e informazioni errate

La dieta chetogenica normoproteica a bassissimo contenuto di grassi (Very Low Calorie Ketogenic Diet) rappresenta oggigiorno uno strumento terapeutico straordinario per la cura dell’obesità e del sovrappeso e di numerose patologie ad essi collegate, utilizzato in tutto il mondo, in modo sicuro ed efficace, da numerosi professionisti della nutrizione.

Nonostante ciò, a volte, continuano a persistere alcuni falsi miti che ne limitano l’utilizzo e sui quali può essere utile dare dei chiarimenti.

La dieta chetogenica VLCKD è iperproteica?

Quando una Very Low Calorie Ketogenic Diet viene definita “iperproteica” è difficile comprendere i motivi d’un simile punto di vista.

Nella VLCKD, onde evitare la perdita di massa magra durante il dimagrimento, è indispensabile apportare una quantità di proteine pari a 1,2 ± 2 g per kg di peso corporeo teorico al giorno ed assicurare che tali proteine siano d’elevato valore biologico (digeribili, facilmente assimilabili dall’organismo e ricche di tutti gli aminoacidi essenziali).

Probabilmente l’errore frequente di chi non conosce il metodo è quello di valutare l’apporto delle proteine sulla base del peso reale e non su quello teorico, come richiede il protocollo, il che può portare inevitabilmente a pensare che la dieta possa essere iperproteica.

Per rendere più evidente il concetto prendiamo ad esempio il caso d’una donna di 35 anni, del peso di 90 kg ed alta 165 cm, che intraprende questo tipo di dieta; una cosa è calcolare l’apporto proteico sulla base del suo peso reale ed un’altra è calcolarlo su quello teorico pari a circa 60 kg; c’è una differenza di ben 30 kg che rischia di far aumentare tale apporto di ben 30-42 g di proteine, rispetto a quanto in effetti previsto nel protocollo.

Accanto ad un’osservazione di questo tipo ce n’è un’altra che meriterebbe d’essere presa in considerazione e che consentirebbe di fugare buona parte dei dubbi relativi al pregiudizio che la dieta di Blackburn sia iperproteica.

Proviamo a calcolare il fabbisogno quotidiano di proteine previsto in un’alimentazione mediterranea in una donna del peso di 62 Kg, alta 160 cm ed il cui peso teorico è di circa 55 kg:

  • il suo apporto calorico dovrebbe corrispondere a circa 1700 Cal/die (tra 1650 e 1800 Cal);
  • in una dieta mediterranea il contributo dei macronutrienti a tale apporto dovrebbe rispettare le seguenti proporzioni: il 15% delle calorie dalle proteine, il 55% dai carboidrati ed il 30% dai grassi;
  • se ne deduce che, delle 1800 Cal consumate nella giornata, 260 Cal dovrebbero provenire dalle proteine;
  • se consideriamo che ogni grammo di proteine produce 4 Cal, ne deriva che il quantitativo totale di proteine, corrispondenti alle 260 Cal, è pari a 64,5 g.

Un soggetto con tali caratteristiche si alimenta per tutta la vita apportando regolarmente 64,5 g di proteine al giorno in un’alimentazione mediterranea e nessuno si sognerebbe mai di affermare che sta assumendo troppe proteine.

Qualora questa persona decidesse di seguire una VLCKD per eliminare quei sette chili di troppo, la quantità di proteine che dovrebbe assumere, nel corso delle poche settimane della nuova dieta, sarebbe di soli 66 g (1,2 g x 55 kg di peso teorico); in pratica appena 1,5 g di proteine in più rispetto alla sua alimentazione mediterranea che ha sempre seguito.

A questo punto siamo ancora convinti che il protocollo chetogenico sia iperproteico?!

L’apporto delle proteine nella dieta può essere pericoloso?

È spesso frequente l’idea preconcetta che le proteine assunte in una VLCKD possano essere responsabili di un danno funzionale renale.

Le osservazioni e gli studi scientifici sinora condotti sull’argomento fanno ritenere che un simile timore non trovi alcuna giustificazione nei soggetti con una funzione renale normale.

L’EFSA stabilisce, nella VLCKD, un apporto minimo giornaliero di proteine pari a 75 g.

Per meglio chiarire questo concetto, in un rapporto del 2007, il comitato d’esperti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità ha precisato che:

“allo stato attuale delle conoscenze un apporto compreso tra gli 0,83 ed i 2,2 g/kg/die di proteine (pari al 10-27% d’un apporto energetico nella media) può essere considerato soddisfacente per un individuo adulto di meno di 60 anni d’età, non obeso, non sportivo, con una funzione renale normale”.

In effetti la maggior parte degli esperti internazionali vede realisticamente la possibilità di aumentare l’apporto proteico, sinora consigliato, anche oltre il 20% della quota calorica giornaliera, senza alcun pericolo per la salute.

Ciò garantirebbe un migliore effetto degli aminoacidi sulla massa magra, un maggiore effetto saziante e una riduzione dell’apporto calorico complessivo previsto in un protocollo dietetico.

Per quel che concerne il rischio di danno renale, le numerose osservazioni riportate in letteratura anche in questo caso sono molto chiare:

“un apporto proteico, entro i limiti di sicurezza di 1,9-2,2 g/kg/die, non può essere pericoloso nei soggetti con funzione renale normale”.

Se a tali considerazioni aggiungiamo che nel protocollo medicalizzato VLCKD:

  • vengono esclusi dalla dieta i soggetti con funzione renale alterata;
  • l’apporto proteico non è superiore a 1,4 g per kg di peso corporeo teorico;
  • si fanno assumere almeno 2 litri di liquidi al giorno per garantire un buon livello d’idratazione dei tessuti ed ottimizzare la funzione renale;
  • la fase del dimagrimento con alimenti proteici ha un carattere transitorio;è lecito ritenere che il rischio di qualsiasi pericolo per la salute o danno renale è da considerarsi alquanto inconsistente.È più probabile invece che, qualora non s’intervenga in tempo sulla riduzione del peso, l’insufficienza renale si sviluppi nel tempo a causa del diabete e dell’ipertensione.

Con un dimagrimento troppo rapido si corre il rischio d’ingrassare nuovamente in modo altrettanto veloce?

Quest’affermazione può essere vera fino a un certo punto.

Nel corso di qualsiasi dieta, l’organismo tende a difendere le proprie riserve di grasso riducendo il consumo calorico generale.

Se durante il percorso dimagrante non si è provveduto ad un idoneo apporto proteico, capace di salvaguardare la massa magra, il metabolismo basale della persona tenderà ad abbassarsi ulteriormente al termine del dimagrimento.

In questo particolare momento, il rischio di riprendere velocemente i chili perduti diventa molto alto se:

  • si riprende a mangiare come si aveva l’abitudine di fare prima dell’inizio della dieta;
  • si utilizzano alimenti ad alto indice e carico glicemico capaci di stimolare l’insulina.

La possibilità reale d’ingrassare nuovamente non dipende dalla velocità del dimagrimento, ma dal non aver seguito le regole fondamentali del protocollo chetogenico medicalizzato.

Nel corso di una VLCKD deve essere posta grande attenzione all’aspetto quantitativo e qualitativo delle proteine, in modo da preservare l’integrità della massa magra e del metabolismo basale.

La rieducazione alimentare, il graduale reintegro degli alimenti glucidici e un piano dietetico di tipo mediterraneo, associati a una regolare attività fisica, rappresentano le condizioni fondamentali per il mantenimento del peso.

Si tratta d’un regime dietetico disequilibrato e nel quale non è prevista l’educazione alimentare?

Certamente la VLCKD non può essere considerata equilibrata nell’apporto dei nutrienti maggiori rispetto ad altri tipi di dieta, dal momento che riduce in modo importante i glucidi e i grassi, conservando invece il giusto apporto di proteine, sali minerali e vitamine.

È importante però chiarire che questo tipo di dieta non è un modello alimentare da seguire per tutta la vita, ma una terapia transitoria, che consente di dimagrire in modo costante (1,5 – 1,8 kg di massa grassa a settimana), in completo benessere e senza fame.

La dieta va intesa come reset terapeutico, utile a:

  • eliminare il grasso superfluo;
  • riequilibrare i meccanismi ormonali ostacolanti il controllo del peso e dei meccanismi della fame e della sazietà.

Una volta raggiunto il peso desiderato, con elevata soddisfazione e motivazione, si può iniziare la fase di rieducazione alimentare verso una dieta equilibrata.

Il ridotto apporto di carboidrati nella dieta può determinare facile affaticamento, riduzione dell’attenzione e pericolosi episodi d’ipoglicemia?

Il fatto che la nostra alimentazione sia oggi costituita quasi esclusivamente da derivati degli amidi ha indotto molti a pensare che l’uomo non possa fare a meno dei carboidrati e che, se questi vengono drasticamente ridotti nella dieta, si possa andare incontro a ipoglicemia, calo dell’attenzione e affaticamento.

L’introduzione di cereali e legumi nella dieta umana è avvenuta solo 10.000 anni fa, mentre nei 200.000 anni precedenti l’uomo si è nutrito solo occasionalmente di glucidi naturalmente presenti in frutta, miele, radici e vegetali.

Poteva così accadere di non assumere carboidrati anche per giorni o mesi, e solo grazie alla capacità di utilizzare proteine, grassi e corpi chetonici come fonte energetica l’uomo ha potuto sopravvivere anche senza carboidrati.

Oggi, biochimica e fisiologia alla mano, possiamo affermare che in una VLCKD non si corre alcun rischio di ipoglicemia. Il glucosio nel sangue si stabilizza su valori fisiologici per tutta la durata della dieta.

La chetosi, insieme al corretto apporto di sali minerali e vitamine, consente di ottenere benessere generale e lucidità mentale, evitando stanchezza e affaticamento.

Negli ultimi anni, le diete chetogeniche sono state impiegate efficacemente anche per migliorare le prestazioni sportive, anche in ambito professionistico.

I corpi chetonici possono essere pericolosi?

I corpi chetonici sono, a tutti gli effetti, un prodotto fisiologico della combustione dei grassi, utilizzabile come fonte energetica dalle cellule dell’organismo e non rappresentano alcun pericolo nei soggetti sani.

Anzi, tessuti come cervello e cuore li utilizzano con estrema facilità e, in tali condizioni, le cellule producono meno radicali liberi e risultano più efficienti.

Alcuni studi hanno persino dimostrato l’azione dell’acido beta-idrossibutirrico sulla riduzione dell’infiammazione sistemica, aprendo la strada a ulteriori potenzialità terapeutiche.

Una dieta chetogenica non può durare per poche settimane, altrimenti rischia di essere pericolosa oltre che inefficace.

La dieta chetogenica normoproteica a bassissimo contenuto di grassi è un protocollo terapeutico ben strutturato, nel quale si ha cura di escludere eventuali controindicazioni, di prescrivere un adeguato apporto di acqua e sali minerali, e di monitorare il paziente durante il dimagrimento.

Per questi motivi, la chetosi non può essere pericolosa né per una ventina di giorni, né per periodi più lunghi.

In una meta-analisi condotta su 29 studi (circa 4292 pazienti), è stato evidenziato che la durata media della chetosi variava tra le 12 e le 27 settimane.

In una pubblicazione ancora più recente, gli studiosi australiani Sumithran e Proietto hanno dimostrato che una dieta chetogenica può essere seguita per un intero anno, senza effetti collaterali, con una perdita di 73 kg (il 43% del peso iniziale) e la risoluzione di numerose patologie associate.

Lo studio conferma quanto sostenuto da Jean Marineau, uno dei più grandi esperti mondiali della VLCKD: questa dieta rimane efficace nel tempo e consente un dimagrimento costante.

La dieta prevede una notevole assunzione di grassi saturi attraverso gli alimenti d’origine animale.

Si tratta di un pregiudizio infondato.

Nella VLCKD, le proteine provengono da alimenti proteici di nuova generazione, come:

  • proteine del siero del latte (whey),
  • blend di proteine vegetali,
  • albume d’uovo,
  • tutti privati della componente glucidica e lipidica.

In alcuni casi, può essere concessa una porzione di carne magra o pesce, con contenuti trascurabili di colesterolo e grassi saturi.

È inoltre fondamentale non confondere le VLCKD con altri tipi di dieta chetogenica, come:

  • le Low Calorie Ketogenic Diet (800 Cal o più),
  • le Iso-Caloric Ketogenic Diet, utilizzate per l’epilessia refrattaria o l’emicrania.

In queste ultime, la necessità di rendere il protocollo isocalorico implica un aumento dei lipidi, con possibili alterazioni del quadro lipidico.

Non vanno nemmeno confuse con le diete Atkins, Scarsdale o Paleo, spesso ricche di grassi saturi, omega-6 proinfiammatori, e davvero iperproteiche.

In letteratura, la confusione è frequente: si finisce per attribuire alle VLCKD ipocaloriche a basso contenuto di grassi, i rischi tipici di altri protocolli, perdendo di vista l’evidenza scientifica e la distinzione tra approcci terapeutici validati e approcci popolari privi di controllo medico.

Riferimenti bibliografici principali

Per approfondire i dati citati, ecco i riferimenti scientifici principali alla base di questo capitolo:

  • Roberto Maugeri “Dimagrire in modo semplice e sicuro. Il metodo per utilizzare efficacemente una very low calorie diet.”. 2014 Officina Editoriale Oltrarno

25. Confronto tra Dieta Chetogenica e Altri Regimi Alimentari

Analisi comparativa con diete come la mediterranea, altre cheto e low-carb.

Nel corso degli anni sono stati elaborati numerosi modelli nutrizionali, alcuni dei quali hanno riscosso un notevole successo nel consentire il dimagrimento ed ancora oggi vengono utilizzati in buona parte del mondo.

Un aspetto che è opportuno considerare nella valutazione di una dieta è che non può esistere un modello ideale valido per tutti, né per la stessa persona in momenti diversi; è invece molto importante che la dieta sia adeguata alle esigenze individuali e che, soprattutto, sia in grado di rispettare in modo rigoroso le cinque regole definite dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, in base alle quali deve:

  • essere senza pericolo;
  • essere abbastanza restrittiva da determinare un deficit calorico;
  • essere equilibrata in micronutrienti;
  • migliorare lo stato di salute;
  • essere inserita in un programma globale di gestione del peso.

Una dieta che rispetti queste regole e sia sostenuta da una valida motivazione ha buone probabilità di risultare efficace. Ciò che può differenziare una dieta dall’altra è il diverso tipo d’impegno richiesto e i risultati raggiungibili a breve e a lungo termine. Proviamo ad esporre, in modo sintetico, i tipi di dieta maggiormente utilizzati e delinearne le caratteristiche principali.

La dieta Mediterranea

La dieta mediterranea rappresenta un modello alimentare ideale che nel suo insieme conserva le buone regole nutrizionali della tradizione popolare dei paesi mediterranei. Negli anni ’50, il medico americano Ancel Keys osservò che alcune popolazioni del bacino del Mediterraneo avevano una minore incidenza di alcune patologie rispetto a quelle anglosassoni ed ipotizzò l’esistenza d’una stretta relazione tra il loro stile nutrizionale e la longevità. Le sue intuizioni vennero successivamente confermate dal risultato di numerosi studi e la dieta mediterranea fu internazionalmente proposta come regime alimentare ideale nel ridurre l’incidenza delle malattie del benessere economico.

Un modello alimentare di questo tipo è incentrato sulla corretta scelta degli alimenti, mentre il valore calorico e l’indice glicemico giocano un ruolo secondario. La celebre piramide alimentare, creata verso la fine degli anni ’90, evidenzia chiaramente le priorità: alla base gli alimenti da consumare più volte al giorno, all’apice quelli da limitare. La quota calorica individuale dovrebbe provenire per il 55-60% dai carboidrati, per il 30% dai lipidi e per il 10-15% dalle proteine.

Frutta e verdura, ricchi di fibre, vitamine, minerali e sostanze antiossidanti, sono alla base e vanno assunti frequentemente (almeno 5-6 porzioni al giorno). Seguono i cereali (preferibilmente integrali), mentre il consumo di proteine vegetali è favorito rispetto a quelle animali. Si privilegia la carne bianca rispetto alla rossa, con un consumo limitato (2-3 volte/settimana), mentre viene incentivato il consumo di pesce.

Alcuni principi della dieta mediterranea rappresentano ancora oggi una delle migliori difese contro patologie cardiovascolari e tumorali. Tuttavia, è fondamentale ricordare che i benefici dipendono anche dal rispetto del fabbisogno calorico individuale e dalla regolare attività fisica.

La dieta di Atkins

Ideata dal cardiologo americano Robert Coleman Atkins negli anni ’70 per prevenire e tenere sotto controllo il diabete, la dieta di Atkins rappresenta un modello di dieta chetogenica che ha avuto alterne fortune ed è salita alla ribalta grazie alla sua efficacia nel promuovere il dimagrimento.

Limitando fortemente l’assunzione dei carboidrati semplici e complessi (elemento che consente di mantenere costanti i livelli d’insulina), la dieta punta a soddisfare le richieste energetiche soprattutto attraverso l’utilizzo delle proteine d’origine animale e dei grassi saturi.

L’apporto di sali minerali e di vitamine, di cui la dieta è carente, avviene attraverso l’utilizzo d’integratori vitaminici, antiossidanti e crusca.

Il metodo Atkins si compone di quattro fasi:

  • Fase 1 – Induzione: da seguire per almeno due settimane. Ha lo scopo di abituare l’organismo a bruciare più efficacemente i grassi e stabilizzare la glicemia. Durante questo periodo l’assunzione dei carboidrati è ridotta a soli 20 g al giorno, in compenso si possono assumere, senza particolari restrizioni, proteine animali (carne, uova, formaggi, pesce), vegetali o frutta a basso indice glicemico. Sono eliminati i condimenti a base di acidi grassi idrogenati come le margarine.
  • Fase 2 – Perdita di peso continua: si prosegue con gli stessi alimenti della fase d’induzione. La quota di carboidrati aumenta di 5 g al giorno sino al raggiungimento di una fase d’arresto della perdita di peso. In tal caso, la quota viene ridotta nuovamente per riprendere il dimagrimento.
  • Fase 3 – Pre-mantenimento: ha inizio quando ci si avvicina al peso obiettivo. I carboidrati vengono aumentati di 10 g alla settimana per ridurre la perdita di peso a 500 g circa la settimana, preparando l’organismo alla fase finale.
  • Fase 4 – Mantenimento: il soggetto ha ormai acquisito consapevolezza dell’apporto glucidico giornaliero tollerato e può mantenere il suo peso ideale nel tempo.

Vantaggi

La dieta di Atkins consente un rapido e discreto calo ponderale. Il principio cardine è il mantenimento di bassi livelli d’insulina, ottenuti tramite l’assunzione di alimenti vegetali a basso indice glicemico. Poiché l’insulina è uno dei principali responsabili dell’aumento del peso, tenerla sotto controllo favorisce la riduzione delle riserve adipose.

Due aspetti che aiutano il dimagrimento sono:

  • l’effetto saziante delle proteine;
  • la chetogenesi, che si attiva quando i grassi sono utilizzati come fonte principale di energia e genera corpi chetonici in grado di sostenere l’attività cerebrale anche in carenza di glucidi.

Nel corso della dieta, la chetogenesi favorisce il dimagrimento in assenza di fame e con pieno benessere.

Svantaggi

Il principale punto critico del protocollo Atkins è il consistente apporto di proteine animali e, di conseguenza, di grassi saturi. Questo carico resta elevato anche nella fase di mantenimento, sollevando dubbi rispetto al rischio cardiovascolare associato ai grassi animali.

Inoltre, l’aumento progressivo dei carboidrati può neutralizzare la chetogenesi, riattivare il senso di fame e portare a calo di motivazione e abbandono della dieta, come avviene in molte diete ipocaloriche non chetogeniche.

La dieta Scarsdale

Concepita verso la fine degli anni ’70 dal Dr. Herman Tarnower, la dieta Scarsdale è un altro modello di dieta chetogenica che ha avuto un notevole successo legato alla rapida perdita di peso che riesce a determinare.

Si caratterizza per una forte restrizione dei carboidrati, senza preoccuparsi del contenuto calorico totale dei pasti, costituiti prevalentemente da proteine d’origine animale (carne, pesce, uova). Il contenuto calorico giornaliero della dieta è di circa 1000 Cal, delle quali:

  • il 43% proviene dalle proteine,
  • il 22% dai grassi,
  • il 35% dai carboidrati.

Il Dr. Tarnower suggerisce di seguirla per una o due settimane al massimo, rispettando uno schema preciso basato su tre pasti nella giornata: colazione, pranzo e cena. Tra un pasto e l’altro la dieta Scarsdale bandisce spuntini e bevande alcoliche, promuovendo invece l’utilizzo di tisane erboristiche in grado di attenuare il senso di fame. Questo schema molto rigido, con importante restrizione dei glucidi, può essere alternato ad uno schema più permissivo, ma comunque a basso tenore calorico, in modo da poter protrarre la dieta più a lungo.

Vantaggi

Come la Atkins, anche la Scarsdale è una dieta a basso contenuto calorico che consente di perdere peso molto velocemente, sfruttando:

  • il basso apporto dei glucidi;
  • l’effetto saziante delle proteine;
  • l’effetto della chetogenesi, capace di eliminare il senso di fame.

Svantaggi

I punti deboli di questo tipo di dieta non sono legati tanto all’apporto prevalente di proteine e grassi animali (considerato il limitato periodo di tempo durante il quale viene portata a termine), quanto al fatto che essa contravviene ad alcune delle cinque regole dell’O.M.S. menzionate in precedenza.

Da un lato manca un idoneo apporto di vitamine, sali minerali ed oligoelementi, indispensabili in un protocollo dietetico così restrittivo; dall’altro non è previsto un programma globale di gestione del peso, in conseguenza del quale il paziente rischia di riprendere i chili con la stessa velocità con la quale li ha persi.

C’è infine da segnalare che, come già notato per la dieta di Atkins, anche nella Scarsdale l’apporto glucidico, superiore ai 50 g in alcuni momenti della giornata, può neutralizzare la chetogenesi, inducendo il senso di fame e di stanchezza riscontrabile in buona parte delle diete ipocaloriche non chetogeniche.

La dieta di Montignac

Ideato verso la fine degli anni Ottanta da Michel Montignac, questo modello alimentare di tipo low carb è basato sulla conoscenza dell’indice glicemico degli alimenti.

Indipendentemente dal loro apporto calorico, scegliere cibi con basso indice glicemico consente di stabilizzare la secrezione dell’insulina e ridurre i suoi effetti sulla formazione del tessuto adiposo di riserva.

La prima fase, quella del dimagrimento, prevede giornalmente:

3 pasti principali (colazione, pranzo e cena) e 2 spuntini (metà mattino e metà pomeriggio); i pasti devono essere composti da alimenti glucidici con indice glicemico non superiore a 35.

Si evita di associare lipidi e glucidi o proteine animali e farinacei. La frutta è ammessa lontano dai pasti.

Nella seconda fase, quella di mantenimento che ha inizio una volta raggiunto il peso desiderato, si possono mangiare tutti i cibi con indice glicemico inferiore a 50 ed è possibile effettuare talvolta alcuni strappi alla regola.

Vantaggi

Il metodo di Montignac, prevedendo l’utilizzo di alimenti glucidici a basso indice glicemico e ricchi di fibre, consente d’ottenere buoni risultati legati alla ridotta stimolazione insulinica, come accade nelle diete basate sullo stesso principio.

Svantaggi

Gli svantaggi sono quelli comuni a molti altri protocolli dietetici (compresa la dieta mediterranea); va ricordata in particolare la possibilità che, con il procedere della dieta, si sviluppi il senso di fame e si osservi un rallentamento spesso importante della perdita di peso, il quale può accompagnarsi a un senso di frustrazione, riduzione della motivazione ed abbandono della dieta.

Le diete chetogeniche normoproteiche a basso contenuto di grassi. Very Low Calorie Ketogenic Diet

Quando verso la metà degli anni ’70 il professor George Blackburn dell’Università di Harvard iniziò a delineare i principi fondamentali di quello che in un primo momento definì il digiuno con risparmio proteico, non immaginava certo il successo che un tale concetto dietetico avrebbe avuto nel mondo.

Negli ultimi cinquant’anni le Very Low Calorie Ketogenic Diets (nella denominazione internazionale), dopo essere state convalidate dal Ministero della Salute degli USA nel 1993, hanno infatti acquisito un ruolo di primo piano nel trattamento dei soggetti obesi o in sovrappeso.

In una sua valutazione, il professor Brodoff ha calcolato tra i 10 ed i 15 milioni i pazienti trattati con questo metodo in America del Nord, Giappone ed Europa nel solo periodo tra il ‘73 ed il ’92, e si può in effetti affermare che non esiste attualmente un programma dietetico che sia stato studiato così a fondo ed al quale sia stata dedicata tanta letteratura scientifica internazionale.

Nella determinazione dei concetti di base della sua dieta ideale, Blackburn era ben consapevole del fatto che, per essere realmente efficace, essa avrebbe dovuto riunire in sé sei caratteristiche essenziali:

  • avere un basso contenuto calorico, tale da garantire un dimagrimento costante;
  • avere un buon controllo sulla sensazione della fame;
  • garantire un senso di pieno benessere, nonostante la riduzione delle calorie;
  • consentire una perdita di peso gratificante;
  • assicurare una buona protezione della massa magra, per preservare il metabolismo basale al termine della dieta;
  • essere rispettosa della fisiologia dell’uomo ed esente da eventuali rischi per la salute.

Al termine delle sue ricerche fissò quindi, in un protocollo medico particolarmente rigoroso, gli elementi in grado di produrre insieme questi vantaggi durante la cosiddetta fase di dimagrimento:

  • un ridotto apporto complessivo di carboidrati e di lipidi;
  • un apporto di proteine adeguato al peso ideale della persona;
  • un apporto equilibrato di fibre vegetali, acqua, vitamine, sali minerali ed oligoelementi.

Perseguendo l’idea che i risultati ottenibili in questo modo con il dimagrimento dovessero essere stabilmente mantenuti nel tempo, Blackburn ritenne anche indispensabile inserire nel programma un’ulteriore fase, che definì di transizione. Questo particolare momento della dieta prevedeva l’aumento quantitativo delle calorie con l’introduzione di alimenti glucidici a basso indice e carico glicemico, sino ad arrivare in modo progressivo alla fase di mantenimento, caratterizzata da un’alimentazione equilibrata di tipo mediterraneo.

Ancora oggi il protocollo della dieta normoproteica a ridotto apporto calorico di grassi e carboidrati continua a conservare la sua validità di concetto dietetico globale che procede dal dimagrimento sino a raggiungere l’equilibrio ponderale.

Nella fase di dimagrimento l’apporto delle proteine, pari a 1,2 ± 2 g (per Kg di peso ideale), è garantito dall’assunzione degli alimenti proteici di nuova generazione, del tutto simili per caratteristiche e gusto agli alimenti presenti nell’alimentazione di tutti i giorni. Tali proteine, facilmente assimilabili e ad elevato valore biologico, garantiscono la protezione della massa magra ed il rispetto del fisiologico ricambio dei costituenti proteici dell’organismo.

La possibilità, inoltre, di potere far ricorso ad integratori alimentari di gusto dolce consente di compensare, in maniera efficace, quel bisogno di gratificazione spesso presente all’interno di un contesto dietetico.

Un apporto in carboidrati inferiore ai 50 g/die ed un limitato apporto di lipidi (10-15g/die) consente l’attivazione dei processi di distruzione delle riserve di tessuto adiposo (approssimativamente 150 g al giorno) generando una modesta chetogenesi controllata, processo fisiologico che aiuta a seguire la dieta in assenza di fame e di stanchezza (per l’effetto anoressigeno ed euforizzante a livello ipotalamico) senza la necessità di supporto farmacologico.

Il protocollo definito da Blackburn, a differenza di altri tipi di dieta a basso contenuto calorico con caratteristiche simili (Atkins, Scarsdale, Dukan), consente di mantenere nel tempo una chetogenesi costantemente stabile e quindi di seguire una dieta a basso contenuto calorico, in assenza di fame (per azione diretta sul centro della sazietà) ed in piena efficienza fisica.

Accanto a questa prerogativa la contemporanea assunzione di verdure consentite, a volontà, ed un’accurata complementazione di micronutrienti permettono di evitare tutti gli effetti collaterali presenti nelle altre diete chetogeniche. È per questo motivo che il protocollo medico di una dieta normoproteica a ridotto apporto di grassi e di carboidrati va nettamente distinto dagli altri modelli di dieta chetogenica visto che è il solo ad avere acquisito negli anni un rigore scientifico tale da consentire un’assoluta sicurezza nella sua gestione sia per i prescrittori che per i pazienti.

La fase di transizione è una tappa altrettanto importante nel protocollo in quanto il corretto apporto proteico si accompagna ad una graduale reintroduzione di alimenti a basso indice glicemico, per un periodo pari a quello della fase di dimagrimento, in modo da permettere la rieducazione alimentare del paziente sino all’impostazione di un modello dietetico di tipo mediterraneo.

Vantaggi

L’attuale interesse nei confronti di questo tipo di diete è dovuto in buona parte al fatto che esse sono in grado di rispettare pienamente i cinque imperativi definiti dall’OMS, di consentire una perdita di peso costante in modo semplice, pratico e sicuro e soprattutto di garantire un dimagrimento che, grazie alla chetogenesi stabile, si accompagna ad una sensazione di pieno benessere in assenza di fame. Tra i vantaggi importanti vanno sicuramente considerati: la peculiarità di essere un protocollo medico, con precise indicazioni e controindicazioni, convalidato dal Ministero della Salute degli USA ed aggiornato in funzione dei più recenti lavori scientifici; il carattere transitorio della dieta, che mira ad ottenere la sola perdita di massa grassa desiderata per poi ritornare ad un’alimentazione di tipo mediterraneo attraverso la rieducazione alimentare; la possibilità di non assumere proteine di origine animale per tutto il periodo della dieta; il riequilibrio endocrino di alcuni elementi chiave del metabolismo energetico, legati all’attività dell’insulina ed ai meccanismi di regolazione della fame e della sazietà, che consentono di mantenere dei buoni risultati nel medio e nel lungo termine.

L’idea preconcetta che nelle VLCKD sia previsto un eccessivo apporto in proteine e che questo possa determinare un danno renale non trova riscontro nella realtà. Se consideriamo che le tabelle LARN (Livelli di Assunzione di Riferimento di Nutrienti) consigliano un apporto giornaliero di circa 0.9 gr. di proteine (pro chilo di peso corporeo); che in una VLCKD l’apporto giornaliero di proteine è pari a 1,2 ± 2 g (pro chilo di peso corporeo ideale); che il protocollo ha carattere transitorio e che infine vengono esclusi dal trattamento i soggetti con funzione renale alterata, sulla base degli studi oggi disponibili in letteratura è lecito affermare che non esiste alcun pericolo per la salute in questo senso.

Anche la convinzione che ad un rapido dimagrimento debba necessariamente seguire una altrettanto rapida ripresa del peso trova giustificazione solo in quei modelli dietetici nei quali non si è provveduto ad un idoneo apporto proteico (tale da salvaguardare la perdita di massa magra) e non è stata adottata un’opportuna fase di transizione. Nelle VLCKD si pone grande attenzione all’aspetto quantitativo e qualitativo dei complementi alimentari proteici da assumere quotidianamente in modo da mantenere l’integrità della massa magra e quindi del metabolismo basale del paziente al termine del protocollo. La rieducazione alimentare, attraverso le fasi di transizione e l’impostazione di una dieta di tipo mediterraneo, difficilmente potranno determinare una ripresa del peso, quando siano state mantenute le condizioni di un buon metabolismo basale. Molte osservazioni dimostrano infatti come a distanza di alcuni anni, dopo una dieta normoproteica a ridotto apporto di grassi e carboidrati, i pazienti riescano a mantenere una perdita di peso superiore rispetto a quelli sottoposti ad una dieta bilanciata.

Secondo l’opinione di alcuni è possibile che l’assenza della frutta nella dieta e lo stato di acidosi dovuto alla chetogenesi possano determinare uno stato carenziale in alcuni micronutrienti; vale la pena di ricordare, a tal riguardo, che trattandosi di un protocollo medico ben definito nei suoi principi, proprio per evitare simili inconvenienti, durante tutto il periodo della dieta viene posta molta attenzione all’apporto di diversi tipi di vegetali (sostitutivi della frutta) ed alla rigorosa supplementazione in minerali, vitamine ed oligoelementi.

Svantaggi

Una volta posta la corretta indicazione ed escluse le eventuali controindicazioni da parte del medico non esistono svantaggi particolari all’utilizzo di una dieta normoproteica a ridotto apporto glucidico e lipidico.

I risultati, come in tutte le diete, rimangono legati ad una buona motivazione, al pieno rispetto del protocollo e soprattutto alla possibilità di essere seguiti da un medico o da un nutrizionista esperti nel metodo; solo in tal caso il dimagrimento sarà costante e si accompagnerà ad una sensazione di pieno benessere. I rari effetti collaterali sono prevedibili e comunque comuni anche ad altri tipi di dieta.

26. Studi Scientifici Recenti sulla Dieta Chetogenica

Sintesi delle ricerche più aggiornate e delle evidenze emergenti

Negli ultimi 5 anni l’incremento della ricerca scientifica sul trattamento del paziente obeso o in sovrappeso mediante dieta chetogenica normoproteica a bassissimo contenuto calorico (Very Low Calorie Ketogenic Diet) ha dato la spinta a due importanti società scientifiche per pronunciarsi in merito.

In un primo articolo, pubblicato nel 2019 sul Journal of Endocrinological Investigation, il Cardiovascular Endocrinology Club of the Italian Society of Endocrinology, a firma dei più prestigiosi esponenti della Società Italiana di Endocrinologia, vengono ufficialmente riportate le attuali evidenze scientifiche sui benefici cardiometabolici ottenibili con la VLCKD e, in base ad esse, vengono definiti i livelli di raccomandazione al suo utilizzo nei diversi ambiti clinici contribuendo, per la prima volta in Italia, ad una chiara determinazione delle possibili indicazioni mediche sul corretto uso di questo approccio terapeutico per la perdita di peso e la gestione delle malattie metaboliche nelle diverse fasi della vita.

Nello stesso articolo vengono sinteticamente anche illustrati gli effetti anoressizzanti, gli aspetti biochimici e di sicurezza dei corpi chetonici quando il protocollo VLCKD è adeguatamente utilizzato.

Qualche anno più tardi, nel 2021, l’Obesity Management Task Force (OMTF) of the European Association for the Study of Obesity (EASO) indica le linee guida europee per la gestione dell’obesità nell’adulto mediante VLCKD. Allo scopo di offrire dati di riferimento e suggerire un protocollo comune per l’utilizzo della VLCKD viene proposta una revisione sistematica, insieme ad una successiva meta-analisi, di 645 articoli scientifici sino al momento pubblicati, dei quali 15 rispondenti ai rigorosi criteri previsti dalle linee guida PRISMA (Preferred Reported Items for Systematic reviews and Meta-Analyses).

Le conclusioni dello studio sugli effetti delle VLCKD risultano estremamente interessanti, dimostrando:

  • una significativa perdita di peso sia nel breve che nel medio e lungo termine;
  • un miglioramento dei parametri di composizione corporea attraverso una maggiore riduzione del peso corporeo, della massa grassa e della circonferenza addominale, associati alla protezione della massa magra;
  • una riduzione significativa del colesterolo totale ed LDL, della trigliceridemia, della glicemia e della HbA1C, oltre ad un miglioramento della resistenza insulinica, rispetto ad altri interventi dimagranti della stessa durata;
  • la sicurezza dell’intervento nutrizionale quando supervisionato da un operatore sanitario.

Molto più recentemente, nel gennaio 2024, il working group of the Club of the Italian Society of Endocrinology (SIE) ha pubblicato un consensus statement sulla terapia nutrizionale chetogenica.

In esso vengono finalmente definiti alcuni aspetti molto interessanti aventi lo scopo di chiarire le lacune culturali circa l’argomento:

  • la VLCKD rimane il trattamento medicale validato nell’eccesso ponderale e nella riduzione dei fattori di rischio ad esso collegato;
  • viene stabilita la netta distinzione tra la VLCKD e le altre tipologie di dieta chetogenica (paleo, Atkins, Scarsdale, iperlipidica per il trattamento delle epilessie refrattarie alla terapia farmacologica);
  • vengono identificate le attuali evidenti indicazioni e controindicazioni;
  • si conferma l’efficacia della VLCKD nel trattamento delle principali patologie legate al sovrappeso e obesità;
  • viene posto l’accento sull’esigenza d’utilizzare i preparati proteici con funzione di alimento per assicurare: efficacia, sicurezza e garanzia sia dello stato di chetosi che del basso apporto calorico e lipidico in grassi saturi.
Riferimenti bibliografici principali

Per approfondire i dati citati, ecco i riferimenti scientifici principali alla base di questo capitolo:

  • M. Caprio, M. Infante, M. Moriconi. et al. Very-low-calorie ketogenic diet (VLEKT) in the management of metabolic diseases: Systematic review and consensus statement from the Italian Society of Endocrinology (SIE). J. Endocrinol. Invest. 2019;42:1365-1386
  • G. Muscogiuri, M. El Ghoch, A. Colao, M. Hassapidou, V. Yumuk, L. Busetto. European Guidelines for Obesity Management in Adults with a Very Low-Calorie Ketogenic Diet: A Systematic Review and Meta-Analysis. Obes Facts. 2021;14(2):222-245
  • L. Barrea, M. Caprio, E. Camajani, L. Verde, S. Perrini, A. Cignarelli, F. Prodam, A. Gambineri, A.M Isidori, A. Colao, F. Giorgino, G. Aimaretti, G. Muscogiuri. Ketogenic nutritional therapy (KeNuT)-a multi-step dietary model with meal replacements for the management of obesity and its related metabolic disorders: a consensus statement from the working group of the Club of the Italian Society of Endocrinology (SIE)-diet therapies in endocrinology and metabolism. J Endocrinol Invest. 2024;47(3):487-500

27. Conclusioni e Raccomandazioni Finali

Riflessioni conclusive e consigli pratici per chi desidera intraprendere la dieta chetogenica.

La dieta chetogenica a contenuto energetico molto basso (Very Low Calorie Ketogenic Diet) negli ultimi cinquant’anni ha acquisito un ruolo di primo piano nel trattamento dell’obesità e del sovrappeso e nella risoluzione di numerose patologie ad essi associate.

Non esiste attualmente un programma dietetico medicalizzato che sia stato studiato così a fondo ed al quale sia stata dedicata tanta letteratura scientifica internazionale dimostrandone i numerosi benefici.

La possibilità di utilizzare alimenti proteici funzionali del tutto simili a quelli presenti in un’alimentazione tradizionale, ma con basso tenore calorico degli zuccheri e dei grassi ed elevato valore proteico, consente, senza particolari sacrifici e rinunce, di ottenere una perdita di peso rapida ed efficace in tempi ragionevoli a spese della sola massa grassa corporea.

Quest’aspetto possiede dei risvolti notevolmente interessanti in quanto in grado di ridurre significativamente l’infiammazione di basso grado, spesso presente nell’obesità e responsabile di buona parte delle patologie associate all’eccesso adiposo.

La contemporanea protezione della massa muscolare dovuta all’apporto privilegiato delle proteine è infine uno degli elementi chiave che permettono di conservare un buon metabolismo basale al termine del percorso dimagrante.

Come infine suggerito dai maggiori studiosi delle diete chetogeniche moderne, affinché ciascun protocollo VLCKD risulti semplice, sicuro ed efficace, è indispensabile che esso venga prescritto e seguito nel tempo da un professionista della nutrizione.

Inizia Ora il tuo Percorso con il Metodo Isomed

La dieta chetogenica VLCKD è oggi una delle strategie nutrizionali, scientificamente validate, più efficaci e sicure per ritrovare salute, energia e benessere.

Se anche tu vuoi intraprendere questo percorso, siamo pronti ad accompagnarti.

Scrivici direttamente dai nostri canali social o visita l’area Contatti del sito: risponderemo alle tue domande, aggiorneremo questa guida con i tuoi spunti e ti metteremo in contatto con il professionista del Metodo Isomed più vicino a te.

Perché il cambiamento comincia con la scelta giusta, e noi siamo qui per aiutarti a raggiungere i tuoi obiettivi.